Una maratona di fede e solidarietà: così si riassume l’attesissimo “Papa Day”, nell’ambito del quale il Pontefice ha toccato ben sei tappe. La Campania ha accolto le dieci ore dell’intensa visita pastorale di Francesco, interamente trascorsa accanto agli “ultimi”: ammalati, detenuti e la gente della città capoluogo, i giovani, le famiglie, il clero, ma anche i disabili e i bisognosi.
Pompei: partenza all’alba dal capitale in elicottero con atterraggio nell’area meeting del Santuario alle ore 7.48 per fare visita alla Madonna, verso la quale Bergoglio nutre un’autentica e sincera adorazione. Ad accoglierlo, una gremita folla di pellegrini, tra cui tantissimi giovani e studenti, giunti da tutte le province della Campania e dalle regioni del sud. Il Papa ha dedicato alla prima tappa 45 minuti: il tempo necessario per pregare la vergine del Rosario e chiedere la sua intercessione per la miglior riuscita della sua visita a Napoli. In basilica, i fedeli, giunti nella cittadina vesuviana fin dall’alba, hanno recitato il santo rosario, la preghiera preferita dal Papa. Migliaia i palloncini gialli e bianchi in onore del Pontefice nella città mariana, lungo il percorso di Bergoglio, applaudito mentre sfilava sulla papamobile. Una scena che costantemente di ripeterà lungo tutte le tappe.
“Sindaco, mi dispiace che le abbiamo dato tanto lavoro“: ha dichiarato papa Francesco rivolgendosi al primo cittadino di Pompei, Ferdinando Uliano. Il Papa ha donato una corona di oro e madreperla alla Madonna e nel tragitto in papamobile si è fermato più volte, in qualche caso, per prendere in braccio qualche bambino.
Scampia: un’autentica e commovente ovazione ha accompagnato il Santo Padre lungo tutto il tragitto, tra bandierine bianche e gialle ed applausi ha quindi raggiunto Piazza Giovanni Paolo II, contornato dall’abbraccio di bambini e ragazzi, con i quali si è lasciato anche immortalare in qualche modernissimo selfie, prima di tenere il suo accorato discorso: “La mancanza di lavoro ci ruba la dignità. E senza lavoro ciascuno di noi può scivolare verso la corruzione. Oggi parte una primavera di speranza. Siamo tutti napoletani. La vita a Napoli non è mai stata facile ma non è mai stata triste. E’ questa la vostra grande risorsa. Il cammino quotidiano in questa città, produce, infatti, una cultura di vita che aiuta sempre a rialzarsi dopo ogni caduta, e a fare in modo che il male non abbia mai l’ultima parola. Vi auguro il meglio, andate avanti”. Concludendo il suo discorso, il Pontefice aveva esortato: “Fate una buona politica. Napoli è sempre pronta a risorgere, facendo leva su una speranza forgiata da mille prove. La sua radice risiede nell’animo stesso dei napoletani. Nella loro religiosità. Nella loro pietà. Mi auguro che abbiate il coraggio di andare avanti, di portare avanti la speranza, per la strada del bene, dell’accoglienza di tutti quelli che vengono a Napoli e siano anche loro napoletani, imparino il napoletano che è tanto dolce e tanto bello. E San Gennaro, vostro patrono, vi assiste e interceda per voi”.
Il Papa ha poi benedetto la folla “alla napoletana”, esclamando: “A Maronna v’accumpagn”.
Piazza del Plebiscito: è la tappa attesissima dalla platea che occupa la piazza in ogni dove per assistere alla messa celebrata da Papa Francesco. “Cari napoletani, non lasciatevi rubare la speranza. Non cedete alle lusinghe di facili guadagni o di redditi disonesti. Reagite con fermezza alle organizzazioni che sfruttano e corrompono i giovani, i poveri e i deboli, con il cinico commercio della droga e altri crimini”. “La vita a Napoli non è mai stata facile ma non è mai stata triste. È questa la vostra grande risorsa. Il cammino quotidiano in questa città produce una cultura di vita che aiuta sempre a rialzarsi dopo ogni caduta e a fare in modo che il male non abbia mai l’ultima parola. Vi auguro il meglio, andate avanti. La mancanza di lavoro ci ruba la dignità. E senza lavoro ciascuno di noi può scivolare verso la corruzione. Una società corrotta ‘spuzza’, non è cristiano chi si lascia corrompere. Tutti abbiamo la possibilità di essere corrotti, è uno scivolare verso lo sfruttamento. Quanta corruzione c’è nel mondo. Andiamo avanti nella pulizia perché non ci sia la ‘spuzza’ della corruzione nella vostra città. San Gennaro interceda per voi”.
“Ai criminali e a tutti i loro complici la Chiesa dico: convertitevi all’amore e alla giustizia! Lasciatevi trovare dalla misericordia di Dio! Con la grazia di Dio, che perdona tutto, è possibile ritornare a una vita onesta. Ve lo chiedono anche le lacrime delle madri di Napoli, mescolate con quelle di Maria, la Madre celeste invocata a Piedigrotta e in tante chiese di Napoli. Queste lacrime sciolgano la durezza dei cuori e riconducano tutti sulla via del bene”.
Al termine del discorso, il Papa ha nuovamente salutato in napoletano: «Ca ‘a Maronna v’accumpagne!».
Carcere di Poggioreale: cori da stadio, «Francesco uno di noi» e «Oi vita oi vita mia». Una folla di fedeli ha atteso l’arrivo di Papa Francesco al carcere di Poggioreale. Il Santo Padre, sceso dalla papamobile, ha baciato alcuni dei bambini presenti. Molti anche piccolissimi. In tanti hanno sventolato le bandierine con la sua immagine. Ai balconi dei palazzi di fronte all’istituto penitenziario, sono stati sistemati palloncini bianchi e gialli e lenzuola bianche in segno di saluto. Ad attendere il Papa anche una rappresentanza di reclusi degli istituti penitenziari di Secondigliano, dell’Opg di Napoli e dell’istituto minorile di Nisida.
«Nella vita non bisogna mai spaventarsi delle cadute, l’importante è sapersi sempre rialzare. Dio dimentica e cancella sempre i nostri peccati»: queste alcune delle parole del Papa rivolte ai detenuti nel carcere di Poggioreale.
Bergoglio ha pranzato con circa 120 detenuti, tra cui 13 transessuali, all’interno della cappella dove è stata allestita una tavolata. Sono stati gli stessi detenuti a preparare il pranzo composto da tre portate: pasta al forno, arrosto e dolci tipici napoletani. Durante il pranzo nel carcere napoletano di Poggioreale, papa Francesco è si è seduto a un tavolo con 12 detenuti. Vicino a lui sedevano un recluso argentino e il provveditore delle carceri. Al pranzo partecipavano in tutto circa 120 detenuti, selezionati tra i circa 1900 ospitati all’interno della casa circondariale, tra cui alcuni transessuali, omosessuali e malati di Hiv. «L’amore di Gesù per ciascuno di noi è sorgente di consolazione e di speranza. È una certezza fondamentale per noi: niente potrà mai separarci dall’amore di Dio! Neanche le sbarre di un carcere. L’unica cosa che ci può separare da Lui è il nostro peccato – ha affermato il papa-; ma se lo riconosciamo e lo confessiamo con pentimento sincero, proprio quel peccato diventa luogo di incontro Lui, perché Lui è misericordia». Il discorso del papa è stato consegnato ai detenuti, non letto. «Cari fratelli, conosco le vostre situazioni dolorose: mi arrivano tante lettere – alcune davvero commoventi – dai penitenziari di tutto il mondo. I carcerati troppo spesso sono tenuti in condizioni indegne della persona umana, e dopo non riescono a reinserirsi nella società. Ma grazie a Dio ci sono anche dirigenti, cappellani, educatori, operatori pastorali che sanno stare vicino a voi nel modo giusto. E ci sono alcune esperienze buone e significative di inserimento». In tema di condizioni dei detenuti, «bisogna lavorare» per «sviluppare le esperienze positive» di inserimento, «che fanno crescere un atteggiamento diverso nella comunità civile e anche nella comunità della Chiesa», ha affermato papa Francesco.
Duomo di Napoli: folla in delirio, le suore di clausura anche di più, tant’è vero che circondano con devoto affetto il santo padre che decide di stravolgere i programmi, ancora una volta, non leggendo il discorso che aveva preparato, ma preferendo “l’improvvisazione”. “I discorsi sono noiosi” ha dichiarato il Papa, prima d’inoltrarsi in un discorso al centro del quale, in virtù della sede che lo ospitava, vi è finita la condotta non proprio impeccabile nella quale, talvolta, incappa il clero: «Quanti scandali nella Chiesa e quanta mancanza di libertà per i soldi!».
Durante la visita del papa nel Duomo di Napoli si è verificato in via straordinaria il miracolo dello scioglimento del sangue di San Gennaro. Il fenomeno non si era verificato nelle visite di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, ma il santo patrono ha voluto omaggiare Bergoglio arricchendo alla sua visita partenopea un’altra forte emozione. Il sangue nell’ampolla si è sciolo a metà e il Papa ha giustificato il fatto come un chiara esortazione del santo a professare più fede.
Piazza del Gesù: nell’ambito della penultima tappa, il santo padre ha incontrato i disabili, gli infermi, i bisognosi, all’interno dell’omonima chiesa, adiacente all’obelisco al di sopra del quale è posta la statua della Madonna che il pontefice ha contemplato con ammirazione, durante il suo passaggio. L’incontro tra i fedeli e il papa è avvenuto privatamente, per volere di quest’ultimo.
Rotonda Diaz: l’ultima tappa, la più suggestiva. Musica, balli, canti religiosi, gioia, sincera commozione e partecipazione, accolgano il transito del Papa lungo le vie costeggiate dal mare: «Scusate se mi siedo – ha esordito Bergoglio, arrivando sul lungomare poco dopo le 17 e salendo sul palco – perché sono un po’stanco». Poi ha ascoltato le domande che gli hanno rivolto i giovani, gli anziani ed una coppia di sposi. «Dio delle parole, dei gesti e dei silenzi, tre cose che bisogna sempre tenere unite nella nostra vita, non ho un’altra ricetta». Questo il precetto consegnato alla giovane; mentre al cospetto della 95enne Erminia ha trattato il tema della solitudine degli anziani e della forza dell’amicizia e della solidarietà degli amici, dei familiari e dei conoscenti. “L’affetto è la migliore medicina.” Infine ha parlato del valore della famiglia e del vero senso della famiglia. «Oggi – ha detto – bisogna rivalutare le scelte coraggiose e difendere il vero senso della famiglia, la risorsa più importante della società e ci incita a non lasciarci rubare la speranza». Infine nel salutare la folla ha chiesto a tutti di pregate per lui nel giorno della speranza e ha concluso dicendo «Mi congedo da Napoli e ritorno a Roma, vi auguro il meglio e ca ‘a Maronna v’accompagne’». Queste le ultime parole con le quali Papa Francesco ha lasciato il palco alla Rotonda Diaz accompagnato dalle note della canzone «’O sole mio».