Bologna- Ancora bullismo nelle scuole. A pagarne le spese, stavolta, è una ragazzina di seconda media, alunna di una scuola nella periferia di Bologna. A vessarla non uno solo, ma ben 3 coetanei : ” Due mi tenevano per le braccia, l’altro mi colpiva con calci e pugni allo stomaco, e la professoressa era distratta al computer“.
L’episodio è stato denunciato dalla dodicenne ai carabinieri. Tutto sarebbe iniziato fuori dall’aula durante la ricreazione, quando la bambina era stata insultata pesantemente da un compagno di classe. Allora, stanca di episodi simili che si ripetevano ormai da un anno e mezzo, aveva deciso di reagire: gli aveva tirato uno schiaffo e poi era rientrata in classe. Qui, era stata raggiunta da altri due coetanei e poi picchiata. Il pestaggio si era concluso soltanto perché l’aggressore, non contento di picchiarla a mani nude, le aveva tira contro un banco. Solo a quel punto, la professoressa si era accorta dell’accaduto e aveva fermato i tre bulli.
Le angherie dei tre coetanei erano perpetuate da tempo anche per via telematica . La 12enne riceveva, infatti, anche messaggi via Whatsapp con frasi intimidatorie: ” Se non mi fai i compiti, ti picchio“. Il padre, infermiere, ha aggiunto: ” La scuola era informata delle vessazioni che subisce mia figlia, ma note e incontri non sono serviti“. Dunque, l’unica strada sembrava denunciare tutto alle Forze dell’Ordine, dato che la bambina non riusciva nemmeno a metter più piede a scuola.
Presenti in questo episodio tutti i ” topoi” del bullismo: violenza, insegnanti poco attenti, aggressioni durante la ricreazione che dovrebbe essere un momento di pausa e socializzazione per i ragazzi. E ancora: intimidazioni via messaggi ed episodi che si ripetono quasi quotidianamente senza alcun intervento concreto che li fermi. Episodi che vanno a scandire le giornate scolastiche di bambini e adolescenti, e che diventano per loro ” quell’odiosa normalità” con la quale devono confrontarsi giorno dopo giorno.
Ancora una volta, violenze e aggressioni verbali si consumano nelle scuole italiane dinanzi agli occhi di chi sa qualcosa, ma non fa nulla o ben poco. E nel frattempo, la scuola diventa sempre più un patibolo che un luogo di formazione e socializzazione.