In gioventù determinata, coraggiosa, tollerante, con un’ostinazione che la porta a far scoprire le condizioni della donna al di fuori dell’Italia. Col passare del tempo, quasi in contraddizione con se stessa, “integralista” nell’andare contro la religione islamica. Quella dei terroristi, che disegnano il loro modo di vedere le cose come “islam”, come l’unica interpretazione possibile del Corano.
È questa “L’Oriana” che il regista Marco Turco ha cercato di rappresentare, in un film che oggi e domani sarà nelle sale e che il 16 e 17 febbraio verrà trasmesso su Rai1. Una storia che già di per sé ha caratteristiche di romanzo, tratta dai libri e dalle interviste che la giornalista e scrittrice ha pubblicato a suo tempo, mettendo in mezzo ai suoi racconti sempre un “io” che ci permette di guardare i mondi che lei ha conosciuto attraverso i suoi propri occhi.
Prodotto da Fandango con Rai Fiction, la sceneggiatura è di Stefano Rulli e Sandro Petraglia, e il cast vanta volti come Vinicio Marchioni, Francesca Agostini, Adriano Chiaramida, Maurizio Lombardi, Gabriele Marconi, Stephane Freiss e Benedetta Buccellato.
La protagonista, Oriana Fallaci, è rappresentata da Vittoria Puccini, fiorentina come la scrittrice: <<Interpretare questo ruolo è stata una sfida. Ho studiato la sua vita e letto i suoi libri per prepararmi. Tantissimi avvenimenti della sua vita non si conoscono e sono incredibili. Oriana Fallaci è una specie di Forrest Gump al femminile, con la differenza che Forrest Gump si trovava per caso negli eventi epocali, lei invece era lì perché li voleva raccontare. È la prima reporter inviata donna in Italia. Marco Turco è riuscito a raccontarla senza dare un giudizio>>.
Il film si sviluppa come un incontro generazionale tra Lisa, giovanissima aspirante giornalista, e il suo mito, la Fallaci, che le racconta, in una serie di flashback, l’incontro con una sposa bambina a Karachi, la guerra in Vietnam, l’aborto, l’intervista a Khomeini in Iran davanti a cui si è tolta il velo impostole.
La Fallaci si ritiene fortunata “di essere nata italiana e donna, perché essere donna è un’avventura che richiede molto coraggio, una sfida che non finisce mai”. Le rischiose conseguenze del suo coraggio nel partire in guerra, nel compiere gesti oltraggiosi come quello alla presenza dell’imam iraniano, tuttavia, non la fermano. Neanche il suo ritiro a New York, dove per caso assiste dalla sua finestra alla tragedia dell’11 settembre. Il solo male a tagliarle le gambe è il cancro alle vie respiratorie.
Il regista confessa: <<Io credo che se (Oriana) avesse visto il film ci avrebbe massacrato. Ma ho fatto il film con la stessa passione che la Fallaci ci ha insegnato per la propria professione. E questa passione credo che l’avrebbe riconosciuta>>.