Lo spot volto a rilanciare le quotazioni e le credenziali della mozzarella di bufala, attraverso le parole di Gigi D’Alessio e del comico Biagio Izzo – «Questa non sia la terra dei fuochi, ma la terra dei cuori» – sono risultate alquanto indigeste nelle realtà in cui si respira aria condita da amianto e diossina.
«Non siamo scienziati. Non abbiamo lezioni da dare. Non conosciamo soluzioni. Chiediamo solo che della “Terra dei fuochi” ci si prenda seriamente cura. Senza imbrogliare. Senza ingannare. Senza rubare il pane ai poveri per farlo mangiare a sbafo ai figli dei ricchi. Senza costruirci sopra campagne elettorali» scrive su Facebook don Maurizio Patriciello, parroco simbolo della lotta finalizzata a conferire dignità e vivibilità a quel limbo d’avvelenata terra che si dirama dalla provincia tra Napoli e Caserta, ribattezzato dai media “Terra dei Fuochi”. «Solo oggi – sabato 3 gennaio – registriamo che a Frattaminore è morto un giovane di 42 anni. A Succivo una mamma di 55 anni. Mentre Marcianise piange un’altra mamma, di 44 anni appena».
Non ci sta, Don Patriciello, anima attiva e operativa sul territorio e che di quella realtà conosce numeri, difficoltà, disagi, strazio, dolore, costernazione, desolazione, abbandono. Lui, proprio lui, il parroco antirifiuti di Caivano, il sacerdote che per primo con un gruppo di volontari, ha svelato l’esistenza della Terra dei fuochi, non l’ha presa bene, non poteva recepire positivamente quanto accaduto sul palco di Piazza del Plebiscito durante il concerto di Capodanno.
“Indignazione, davanti alla tv ho provato soprattutto indignazione – ha dichiarato il parroco – Ho sentito dire sul palco di piazza del Plebiscito che la regina d’Inghilterra mangia sano perché mangia ortaggi e mozzarelle di Caivano…Ma come si fa a dire certe cose? Ma perché non vengono a informarsi davvero di cosa accade qui? I conti non tornano — continua don Maurizio — perché se la regina campa cent’anni, a Caivano il 70% delle trecento persone che muoiono in un anno, decede per cancro, altro che chiacchiere.”
Le parole pronunciate nel corso del concerto di fine anno per rassicurare i consumatori sulla qualità della mozzarella e dei prodotti ortofrutticoli della Campania hanno sollevato un gran polverone. Don Patriciello, infatti, non è stato l’unico ad insorgere, opponendosi con sincera e ferma intransigenza a quel “Festival del cattivo gusto”, in tutti i sensi e sotto ogni aspetto.
Antonio Marfella, oncologo dell’ospedale Pascale e fervido esponente della lotta finalizzata a denunciare il sensibile ed incontrollabile incremento dell’insorgenza di malattie tumorali dall’area a Nord di Napoli ai confini col Casertano, attraverso il social network Facebook lancia la sua acuta provocazione: «A questo punto eleggiamo Salvini presidente della Regione Campania, almeno lui i soldi li usa per la propria terra e non giustifica gli avvelenatori dei propri figli».
Durissimo anche il documento del Coordinamento Comitato fuochi, a firma del portavoce Lucio Iavarone contro quei politici «che ieri sera hanno speso milioni dei nostri soldi per offrirci da piazza Plebiscito uno spettacolo molto mediocre, per lanciare messaggi falsamente rassicuranti e continuare a prenderci in giro. Apprendiamo con sgomento che la Regione si appresta a spendere milioni di euro in una campagna di comunicazione. Ma come si fa a rilanciare i prodotti agricoli se i Comuni non hanno i soldi per installare le telecamere e controllare che nessuno sversi e appicchi roghi? Vergogna!».
Non va giù ai comitati ambientali dell’hinterland partenopeo, che nella notte di San Silvestro si siano utilizzati gli artisti per pubblicizzare mozzarella.
Le critiche più aspre, tuttavia, scaturiscono dalle mamme-coraggio, quelle che hanno perso i figli in tenera età, deturpati e stroncati da cancri, improvvisi e devastanti. Loro, quelle madri, attraverso i social, indirizzano incessantemente parole durissime nei confronti di D’Alessio: essersi prestato all’operazione della Regione, «al concerto dell’ipocrisia, al contentino per la gente che non sa, allo zuccherino offerto dalle istituzioni», queste alcune delle accuse più tenui mosse al cantante.
Ad onor del vero, Gigi D’Alessio non ha nascosto l’esistenza del problema: «Vi auguro una buona vita per il 2015, prendiamo coscienza dell’emergenza ambientale e mettiamoci la faccia. Dobbiamo lavorare tutti insieme e non farci la guerra l’un l’altro». Il cantante, lo ha ribadito nuovamente ai microfoni di Radio Club 91: «Con il concerto di fine anno — ha spiegato — ci siamo concentrati sul rilancio dei prodotti campani, non dimentichiamo che i rifiuti sono un problema nazionale. Dobbiamo rilanciare la Campania e l’Italia esponendoci in prima persona. Noi stiamo facendo la nostra parte. La Regione sta intervenendo con bonifiche e monitoraggi sulla terra dei fuochi».
D’Alessio è, inoltre, nuovamente tornato sulla questione, replicando al calderone di polemiche in atto, mediante un post su Facebook: «Ho letto dei commenti riguardo all’argomento Terra dei fuochi che, seppur pochi, mi hanno fatto male. Io ho perso a causa del tumore mia mamma, mio padre, mio fratello e amici che hanno vissuto la loro vita al mio fianco. Io, come tutta la mia città, sono in cerca della verità». Di qui, l’idea di sponsorizzare «gratuitamente la parte sana della Campania».
Ad alimentare le polemiche giunge, infine, anche l’intervento della trasmissione di Michele Santoro “Servizio pubblico”. L’inviato Sandro Ruotolo si rivolge direttamente alle mamme e a don Maurizio con un post ironico su Facebook: «Avete visto? Solo l’1% del territorio è inquinato e la terra dei fuochi non esiste». Poi preannuncia: «Tra una settimana Servizio pubblico proporrà un’altra inchiesta sul tema».
Intanto, mentre a tenere banco è il solito, visto, rivisto e stravisto braccio di ferro mediatico tra le parti, la questione sulla quale più giustamente dovrebbero incanalarsi attenzione, dibattiti ed azioni, rimane tristemente ed inspiegabilmente in sordina: la bonifica di quei territori non è ancora stata attuata.