Capodanno è ormai alle porte e una delle più consumate e tristi tradizioni inizia a produrre i suoi devastanti frutti.
Capodanno è, infatti, soprattutto sinonimo di botti, amputazioni, feriti e morti.
E proprio come la tradizione tristemente impone, nelle prossime ore avrà luogo l’escalation di notizie contornate da sangue e polvere da sparo che andrà ad infoltire quel tragico ed autentico bollettino di guerra che, ogni anno, si ripropone, con la medesima ed immutata ferocia.
Ad “aprire le danze” è un episodio gravissimo avvenuto nel salernitano nei giorni antecedenti.
Un uomo ha impiegato all’incirca un’ora per confezionare il suo ordigno, un’esercitazione illegale in piena regola che doveva fungere da prova generale in vista proprio della massiccia produzione da avviare in vista dell’imminente Capodanno: polvere da sparo spinta a forza in un contenitore con una miccia di polvere nera, ottenuta sbriciolando il contenuto di alcune miccette.
Qualcosa, però, non ha funzionato e il petardo artigianale è esploso in mano al suo creatore. Un 42enne di Altavilla Silentina si è aggiudicato così il primato di vittima numero uno dei botti in provincia di Salerno.
L’uomo è rimasto gravemente ferito durante la notte di Natale dallo scoppio del rudimentale petardo. E’ successo in contrada Tempa di Pilato, poco dopo mezzanotte. Il 42enne aveva sistemato la bomba natalizia su un muretto vicino la sua abitazione. La miccia è bruciata troppo in fretta e ha raggiunto subito la palla senza lasciare il tempo di allontanarsi: lo scoppio lo ha investito in pieno insieme ai frammenti metallici del contenitore trasformati in schegge micidiali. Le urla dell’uomo hanno richiamato l’attenzione dei familiari e dei vicini di casa. A causa dello scoppio il 42enne è stato ferito gravemente ad un occhio e ad un lato della faccia. Sul posto è sopraggiunta un’ambulanza del 118. Per il malcapitato si è reso urgente il trasporto all’ospedale di Caserta. Le condizioni sono gravi. La prognosi resta riservata e l’uomo è attualmente in coma farmacologico.
E, purtroppo, siamo appena all’inizio.