Secondo gli inquirenti sarebbe lui l’orco artefice degli agghiaccianti delitti contornati dalla pedofilia avvenuti nel Parco Verde di Caivano: il 38enne residente proprio lì, nel parco degli orrori, arrestato con l’accusa di violenza sessuale ai danni di una 12enne.
L’uomo rigetta ogni accusa e nega di aver finanche sfiorato la piccola Fortuna con malizia e ribadisce che in questa ed altre storie di pedofilia davvero non c’entra. Eppure, la sua versione non ha convinto il giudice, che ne ha convalidato lo stato di fermo. Mercoledì mattina è toccato al gip Buccino Grimaldi firmare un ordine di arresto a carico del 38enne napoletano, pur non lasciandolo in carcere per mancanza di pericolo di fuga, con un’accusa da brividi: violenza sessuale nei confronti di una ragazzina di dodici anni.
Un arresto e accuse da brividi nei confronti di un presunto pedofilo.
E se il quadro che gli elementi fin qui emersi stanno concorrendo a disegnare dovesse trovare ulteriore ed effettivo riscontro nella realtà, gli inquirenti potranno estrapolare dal lugubre mistero che aleggia tra gli androni di quei palazzi un’importante certezza: Fortuna non è stata l’unica vittima di atti di pedofili tra i piccoli residenti in quella struttura.
Prima di Fortuna, in verità, il piccolo Antonio Giglio si era imbattuto in quell’analogo e misterioso destino.
Tre vicende diverse, almeno da un punto di vista formale, ma diversi ed evidenti sono gli intrecci che accomunano i tre differenti, ma, probabilmente, tutt’altro che dissimili episodi: Antonio era l’amichetto di Fortuna, poco prima di morire, Fortuna, si era recata proprio a casa del piccolo defunto per giocare con la sua sorellina, mentre il 38enne accusato di aver abusato della dodicenne è stato il primo a soccorrere Fortuna, in seguito a quella probabile caduta dall’ottavo piano.
L’atteggiamento del 38enne ha destato sospetti fin da subito, come più volte sottolineato da Domenica Guardato, la mamma di Fortuna: fu rapido a sollevare la piccola per condurla al pronto soccorso.
Un gesto istintivo che, in virtù di quanto emerso, può prestarsi a diverse interpretazioni.
Un tentativo istintivo ed automatico di soccorso o – ipotesi molto più accreditata tra gli inquilini del Parco Verde- un gesto che cela l’intento di costituirsi un alibi e allontanare le prime indagini?
Al momento, tuttavia, non ci si sono accuse formali nei confronti del 38enne per la morte di Fortuna, che resta un caso irrisolto, con un fascicolo ancora aperto.
Una morte che, in virtù di quanto fin qui emerso, appare tutt’altro che avvolto nel beffardo e casuale velo della fatalità, ma che, piuttosto, proietta il lavoro degli inquirenti verso uno scenario tutto da ricostruire per scavare a fondo tra le macabre vicende riconducibili a quel contesto, nella speranza di afferrare elementi ed indizi utili per giungere alla verità.