Napoli si lascia alle spalle l’ennesima notte in cui violenza e criminalità affondano un incisivo e cruento graffio sulla città.
Nei pressi di uno stadio San Paolo deserto per effetto dell’esordio in campionato in trasferta della squadra partenopea, si è consumata l’ennesima rapina ai danni di una coppia.
Quella location geneticamente strutturata per accogliere eventi dai quali nascono notizie fi tutt’altro genere e natura, stanotte, è stata forzatamente tramutata in un palcoscenico impotente obbligato ad ospitare un’ordinaria “storia di crimine.”
Il protagonista di questa triste vicenda, un ragazzo di 26 anni, era in auto con la fidanzata quando un malvivente si è avvicinato, ha rotto il lunotto posteriore della vettura con il calcio della pistola e ha rubato il cellulare dell’uomo.
Il rapinatore, prima di fuggire su uno scooter guidato da un complice, ha colpito il giovane al viso con il calcio della pistola, procurandogli una ferita allo zigomo guaribile in 7 giorni.
Una parola di troppo, un gesto irrispettoso o giudicato non confacente allo status di vittima e pertanto meritevole di essere “punito” o un semplice atto violento scaturito dallo scellerato e scriteriato desiderio di prevaricare sulla gente comune per rimarcare ed imprimere in maniera forte e temibile il predominio, l’egemonia, la tirannia che la criminalità si abroga il diritto di imporre alla città, sulla città, contro la sua stessa città.