Un videoreporter italiano, Simone Camilli, 35 anni, romano, è morto a Gaza.
Simone era il figlio di Pierluigi Camilli, giornalista Rai di lungo corso e maestro della Scuola di Giornalismo del Suor Orsola di Napoliche, tra lacrime e sgomento, commenta la tragica e prematura scomparsa di suo figlio così: “Sono fiero di lui. Gli dissi di fare attenzione. Con Simone avevo parlato l’altro giorno. Gli avevo detto di stare attento ma mi aveva risposto di non preoccuparmi, che la situazione era tranquilla. L’ho visto l’ultima volta una settimana fa. Siamo stati con lui, con la moglie olandese e la figlioletta splendida di tre anni in vacanza in Toscana. E’ difficile parlare quando muore in questo modo un ragazzo di 35 anni. Aveva questo lavoro nel sangue. Sono fiero di lui, ora partiamo per Gaza e venerdì ce lo riportiamo a casa“.
Secondo quanto asserisce la Farnesina, il videoreporter è stato investito da un’esplosione avvenuta mentre alcuni artificieri tentavano di disinnescare una granata di un carro armato a Beit Lahya, a nord di Gaza. Nello scoppio hanno perso la vita altre quattro persone, tra cui un giornalista di Gaza.
Un superstite racconta: “C’era un sorta di trappola nella bomba”. Najy Abu Murad, fratello di uno degli artificieri rimasti uccisi, si dice convinto che l’ordigno fosse stato manipolato “nell’intento di provocare vittime”. Le operazioni di neutralizzazione della granata erano iniziate nella prima mattinata quando l’ordigno era stato trasferito da una località vicina ai grattacieli di Sheikh Zayed, presso Beit Lahya, in un campo di calcio distante oltre cento metri.
Nato a Roma il 28 marzo del 1979, Camilli lavorava per diverse agenzie internazionali, tra cui l’Associated Press. Aveva coperto alcuni dei maggiori eventi dal Medio Oriente alla Turchia ai Balcani fino al disastro della Costa Concordia. Camilli conosceva bene Gaza, città a cui aveva dedicato un documentario, “About Gaza”, nel quale raccontava la storia della Striscia e narrava, attraverso le immagini, la difficile vita quotidiana dei palestinesi, i loro usi e i loro costumi. Poi tanti altri reportage: dall’operazione dell’esercito israeliano “Colonna di nuvola”, nel dicembre 2012, allo scambio di prigionieri per il rilascio del soldato israeliano Gilad Shalit, nel 2011; dall’arresto dell’ex comandante serbo-bosniaco Radko Mladic del maggio 2011 fino al conflitto in Georgia del 2008. Il videoreporter romano era presente anche durante gli scontri tra l’esercito turco e i militanti del Pkk, nel novembre 2007, fino al Libano, tra luglio e agosto 2006.
È inaccettabile che nel 2014 il desiderio di “fare informazione” possa ancor condurre alla morte, assi più lancinante è il crescente numero di vittime innocenti generate dal conflitto israelo-palestinese ed è semplicemente vergognoso che il mondo resti ancora a guardare.