Sterminata famiglia con 7 bimbi, sono più di 500 i palestinesi morti dall’inizio dell’offensiva, sale ad 81mila il numero degli sfollati.
Ieri, il fumo dei bombardamenti ha oscurato il sole nella giornata di guerra più sanguinosa dall’inizio dell’offensiva israeliana. Raso al suolo Sajaya, un intero quartiere di Gaza City. Oltre centoventi morti in un giorno, 17 bambini.
Eppure, le sirene d’allarme suonano ancora a Tel Aviv e preannunciano quattro forti esplosioni, probabilmente dovute all’intercettamento dei razzi sparati da Gaza da parte del sistema di difesa aerea israeliano Iron Dome. Il lancio è stato rivendicato da Hamas.
Ancora morti in Palestina.
Uomini, donne, bambini.
Il numero degli esseri umani fagocitati dalla turpe brutalità che infervora questa guerra assurda, continua ad accrescere, di ora in ora, di giorno in giorno, di assedio in assedio.
Un escalation di morte, delirio, follia, barbarie, razzia, in cui trova l’estrema e più ferina espressione tutto ciò che di inumano regna nell’uomo e si rivela capace di guidarlo verso il compimento delle azioni più vergognose. Vergognose per un uomo che si sporca indissolubilmente le mani di sangue tagliando la testa ad un bambino, ma, ancor di più, per tutte le altre mani che si rivelano o si dichiarano incapaci di fermare quell’orrore. Medici che svestono l’armatura della prudenza per indossare il mantello degli eroi, pur di entrare nelle case assediate da quell’orrore che dissemina morte e ritrovarsi assaliti dall’atroce scoperta che non resta altro da fare che raccogliere i cocci di corpi inermi, raggiunti quando ormai è troppo tardi per soccorrerli, rianimarli, riportarli in vita.
Quando ormai è tardi per fare i dottori. Corpi lasciati morire nello strazio generato dall’ostruzionismo ai soccorsi: questo abbracciano quei medici, beffati e derisi da quell’agghiacciante realtà che si respira da quelle parti.
I medici, lì, non hanno ragione d’esistere, perché, lì, si mira a distruggere, non a curare.
Ad estirpare non a ripristinare.
Data la gravità della situazione, il Consiglio Diritti Umani delle Nazioni Unite terrà una riunione d’emergenza mercoledì sull’offensiva israeliana a Gaza.
La riunione è stata convocata su sollecitazione di Egitto, Palestina e Paesi islamici. La richiesta egiziana, fatta a nome del gruppo di Paesi arabi, è stata sostenuta dal numero minimo richiesto di componenti del forum (16 su 47), tra i quali Cina, Russia e Arabia Saudita.
Fonte: La Repubblica