Nel cuore dell’Himalaya nepalese, sulla vetta di circa 6.887 metri del Monte Panbari, una spedizione italiana è finita in una situazione drammatica: due alpinisti italiani risultano dispersi e un altro è stato salvato, dopo che forti nevicate e condizioni metereologiche estreme hanno bloccato il gruppo. Le ricerche sono ancora in corso.
Dettagli della vicenda
I due scalatori italiani – identificati come Stefano Farronato e Alessandro Caputo – erano impegnati in un tentativo di ascensione del Monte Panbari, situato nella catena del Peri Himal, tra i distretti di Gorkha e Manang in Nepal. Secondo quanto riferito, sono rimasti bloccati al Campo 1 (circa 5.000 metri di quota) a causa delle intense nevicate e da sabato non si hanno più contatti con loro. Intanto, il capo spedizione del gruppo, Valter Perlino, è stato soccorso domenica via elicottero al campo base, dopo aver accusato un malore.
Le autorità nepalesi, tramite il Dipartimento del Turismo, hanno confermato che la zona è stata investita dalla tempesta formata dal ciclone Ciclone Montha, che ha provocato piogge e nevicate eccezionali. Questo ha complicato i soccorsi: la visibilità è fortemente ridotta, l’elicottero non può operare in condizioni di sicurezza in certe fasce orarie e molte aree rimangono isolate.
Stato delle ricerche
Le ricerche sono attive nella regione alta e remota dell’Himalaya. Squadre di soccorso nepalesi, in collaborazione con il consolato italiano, stanno sorvolando la zona e intervenendo via terra quando possibile. Le condizioni meteo però restano il fattore determinante: temperature estreme, neve fresca, rischio valanghe e difficoltà di accesso rendono l’operazione gravosa e con esito incerto. Il fatto che i contatti con i due siano cessati da giorni aumenta la preoccupazione per la loro sorte.
Implicazioni e riflessioni
La vicenda mette in luce due aspetti cruciali: da una parte la bellezza e l’attrazione dell’alta montagna, dall’altra il rischio reale e spesso sottovalutato che l’ambiente alpino estremo comporta, soprattutto in contesti meno frequentati, come quello del Monte Panbari. Il maltempo improvviso, la quota elevata, l’isolamento, la rapidità del peggioramento delle condizioni sono elementi che aumentano drasticamente la pericolosità dello scenario.
Perché è rilevante
- Il coinvolgimento di alpinisti italiani accentua l’attenzione mediatica e istituzionale, anche a livello diplomatico.
 - Le condizioni in cui sono scomparsi i due italiani evidenziano la fragilità delle spedizioni in aree remote, dove il supporto logistico e il soccorso sono molto più complicati rispetto alle montagne più frequentate.
 - La situazione – con una parte del gruppo salvata e l’altra ancora dispersa – porta anche a interrogarsi sulle tempistiche, sui protocolli di sicurezza e sulla gestione delle emergenze in alta quota.
 
La speranza è ancora accesa: ogni ora che passa senza notizie è però un richiamo alla gravità della situazione. I familiari attendono notizie, mentre le autorità e i soccorritori proseguono senza sosta. Il destino dei due alpinisti rimane sospeso tra la volontà di tornare a casa e l’inferno bianco dell’Himalaya che non perdona errori o imprevisti.
 
 










