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Riforma della giustizia: via libera del Senato alla separazione delle carriere, ecco cosa cambia

Redazione Napolitan di Redazione Napolitan
30 Ottobre, 2025
in In evidenza, News
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Riforma della giustizia: via libera del Senato alla separazione delle carriere, ecco cosa cambia
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Il Senato ha approvato la riforma costituzionale che introduce la separazione delle carriere tra magistrati “giudicanti” (i giudici) e magistrati “requirenti” (i pubblici ministeri). 
Con 106 voti favorevoli, 61 contrari e 11 astenuti, l’Aula di Palazzo Madama ha dato il via libera al disegno di legge sulla revisione costituzionale riguardante l’ordinamento giudiziario.
Si tratta di un passaggio importante nell’iter legislativo: dopo l’approvazione alla Camera (primo via libera a gennaio 2025), il testo torna ora alla Camera per un ulteriore passaggio e, se non sarà raggiunta la maggioranza qualificata dei due terzi, sarà necessario un referendum confermativo. 

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Cosa prevede la riforma: punti chiave

Ecco i principali cambiamenti introdotti dalla riforma:

I magistrati giudicanti e i magistrati requirenti non faranno più parte dello stesso percorso professionale: viene definita una distinzione costituzionale fra funzioni di accusa e funzioni di giudizio. 

Vengono istituiti due organi di autogoverno distinti: un Consiglio Superiore della Magistratura – magistratura giudicante per i giudici, e un Consiglio Superiore della Magistratura – magistratura requirente per i pubblici ministeri. 

Viene creata un’Alta Corte Disciplinare per la magistratura, con competenze disciplinari nei confronti di magistrati giudicanti e requirenti. 

Le modifiche riguardano la Costituzione, in particolare il Titolo IV sull’ordinamento giudiziario, rendendo necessarie più letture parlamentari e, potenzialmente, il referendum.

La maggioranza di governo sostiene che la riforma serva a garantire una magistratura più indipendente, senza “passaggi” tra funzioni di pm e funzioni di giudice; spezzare il legame fra organi giudicanti e requisitori per evitare possibili condizionamenti o conflitti di ruolo e favorire una giustizia percepita come più equa, efficace e trasparente per i cittadini. 

La riforma è stata fortemente contestata da diverse associazioni della magistratura, opposizioni e parti della dottrina, che segnalano il rischio che la separazione delle carriere limiti l’unità della cultura giudiziaria e della funzione giurisdizionale. Desta preoccupazione anche il fatto che l’istituzione dell’Alta Corte Disciplinare possa ridurre le garanzie di difesa per i magistrati e incidere sull’indipendenza della magistratura. Il timore che la riforma non affronti temi centrali come l’efficienza dei processi, la dotazione di organico, la digitalizzazione, che i critici ritengono più urgenti.


Cosa significa per cittadini e magistrati

Per i cittadini la riforma potrebbe modificare l’assetto istituzionale della magistratura, con l’obiettivo di rendere la giustizia più autonoma e i ruoli più chiari. Tuttavia, gli effetti concreti sulla rapidità dei processi o sulla qualità della giustizia non sono immediati e dipenderanno dall’attuazione operativa.

Chi entra nella magistratura dovrà scegliere tra carriera da giudice o da pubblico ministero; non sarà più possibile passare liberamente da un ruolo all’altro come accade oggi.

Per l’ordinamento giudiziario si va verso un modello in cui i poteri e i percorsi professionali sono separati, con l’obiettivo di ridurre la commistione tra funzioni di accusa e giudizio, e potenzialmente ridurre il peso delle correnti interne alla magistratura. 

Il testo ora torna alla Camera per un’ulteriore lettura; se non sarà raggiunta la maggioranza qualificata dei due terzi, dopo l’ultimo passaggio al Senato, sarà necessario un referendum confermativo — probabilmente nella primavera del 2026. 
In conclusione: la riforma rappresenta un cambiamento significativo nell’assetto costituzionale della giustizia italiana, con promettenti obiettivi di maggiore chiarezza e autonomia. Ma resta aperta la questione dell’efficacia reale e della piena salvaguardia delle garanzie.

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