Filippo Turetta, condannato in primo grado all’ergastolo per omicidio volontario aggravato di Giulia Cecchettin, ha ufficialmente rinunciato all’appello.
Tuttavia, il procedimento di secondo grado presso la Corte d’Assise d’Appello di Venezia si celebrerà comunque, perché la Procura ha impugnato la sentenza per ottenere il riconoscimento di ulteriori aggravanti (come stalking e crudeltà) che nel primo grado non erano state riconosciute.
In primo grado la Corte d’Assise di Venezia aveva condannato Turetta all’ergastolo per il delitto di Cecchettin, affermando che vi era premeditazione. Lo scorso 10 ottobre, Turetta ha inviato una lettera scritta a mano, indirizzata alla Procura generale, alla Corte d’Assise e alla Corte d’Appello, in cui dichiara di “rinunciare all’impugnazione proposta” e afferma di accettare la pena ricevuta “con piena responsabilità” per il dolore causato alla vittima e ai suoi familiari.
Nonostante la rinuncia da parte dell’imputato, la Procura di Venezia ha deciso di portare avanti l’appello, fissato per il prossimo 14 novembre, per verificare il riconoscimento delle aggravanti della crudeltà e dello stalking, escluse in primo grado.
Secondo la normativa italiana, anche se l’imputato rinuncia all’appello, la parte pubblica (la Procura generale) può comunque presentare ricorso se ritiene che ci siano profili giuridici da riesaminare, come nel caso dell’esclusione delle aggravanti.
In questo caso, la Procura contesta che la sentenza di primo grado non abbia riconosciuto adeguatamente la natura ossessiva, persecutoria e violenta della condotta di Turetta nei confronti della vittima, aspetti che per gli inquirenti integrano le aggravanti richieste.
La rinuncia di Turetta all’appello è sostanziale ma non formale: non modifica di per sé la pena dell’ergastolo già inflitta. L’appello della Procura potrebbe portare al riconoscimento formale delle aggravanti, con possibili effetti sul tipo di regime detentivo (ad es., ostativo) oppure sulla dimensione simbolica della sentenza. Per la famiglia di Giulia, l’appello rappresenta una opportunità per vedere riconosciuta pienamente la gravità della violenza subita.
A livello sociale, il caso richiama l’urgenza di contrastare la violenza di genere, lo stalking e l’ossessione nella coppia, anche come fenomeni preventivamente riconoscibili.









