Il 27 ottobre 2009 è il giorno in cui scompare Barbara Corvi, 35 anni, madre di due figli e residente a Montecampano di Amelia, in Umbria. Secondo le ricostruzioni investigative, quella sera Barbara sparisce nel nulla lasciando a casa tutto: i documenti, i vestiti, il cellulare, la borsa, i soldi.
Quel giorno il marito, Roberto Lo Giudice, afferma di aver accompagnato Barbara in auto fino a casa e poi di essere uscito per svolgere alcune commissioni. Barbara non aveva mai lasciato i suoi figli per così tanto tempo, e i ragazzi (all’epoca 15 e 19 anni) denunciarono subito che quel distacco non somigliava a una scelta volontaria. Per sostenere l’idea che potesse trattarsi di una partenza volontaria, venne recapitata una cartolina da Firenze indirizzata a uno dei figli con la scritta: “Ho bisogno di stare un po’ da sola. Baci, mamma.”
Tuttavia, perizia grafologica successiva ha concluso che la scrittura non corrispondeva a quella di Barbara.
Le indagini hanno evidenziato che poche settimane prima della scomparsa, Barbara avrebbe intrattenuto una relazione extraconiugale con un uomo di nome Carlo. Il marito sarebbe venuto a conoscenza di questa relazione poco prima che scomparisse, provocando tensioni familiari anche molto forti.
Quel rapporto segreto sembra essere considerato dagli inquirenti il movente principale dell’ipotesi delittuosa contro di lei.
Un elemento inquietante del caso è il parallelo con la storia di Angela Costantino, cognata di Barbara (moglie del fratello del marito). Angela scomparve nel 1994 in Calabria, in circostanze analoghe: anche lei era sposata e, secondo l’inchiesta, la sua sparizione sarebbe legata a una relazione extraconiugale.
Nel 2012, gli investigatori arrestarono alcune persone ritenute responsabili della morte di Angela — Vincenzo Lo Giudice (fratello del marito di Barbara), Bruno Stilo e il nipote Fortunato Pennestri — con l’ipotesi che Angela fosse stata strangolata su ordine familiare criminale.
Questa analogia ha alimentato la convinzione che Barbara sia stata vittima di un delitto di “onore”, eseguito con modalità mafiose, noto in gergo come lupara bianca.
Nel marzo 2021, la polizia italiana ha arrestato Roberto Lo Giudice, ex marito di Barbara, con l’accusa di aver ucciso la moglie per motivi di gelosia.
Tuttavia, il Tribunale del riesame e la Corte di Cassazione hanno in seguito revocato la misura cautelare, respingendo la richiesta di conferma dell’arresto.
Nel luglio 2023, il GIP di Terni ha archiviato le indagini per omicidio e occultamento di cadavere, ritenendo che non vi fossero elementi indiziari gravi, pur riconoscendo che le sospette responsabilità nei confronti del marito persistono.
L’archiviazione non è stata percepita come una resa definitiva: per il giudice vi resta la possibilità di riaprire le indagini se emergessero nuove prova.
La scomparsa di Barbara Corvi rimane un mistero che mescola amore, tradimento e possibili trame criminali. Le indagini hanno messo in luce inquietanti parallelismi con fatti di ‘ndrangheta e hanno puntato il dito contro il marito, ma non sono riuscite a raccogliere prove sufficienti per un processo. Anche se i fascicoli sono stati archiviati, il ricordo di Barbara vive ancora, alimentato dal dolore della famiglia, dal silenzio dei luoghi e dalle tante domande che ancora non hanno risposta.










