La relazione tra il boss Antonio D’Amico, attualmente detenuto, nonché fondatore dell’omonimo clan operante nel Parco Conocal di Ponticelli, e Assunta Formicola, lady-camorra dell’organizzazione radicata nel cosiddetto Bronx di San Giovanni a Teduccio, ha già delineato un importante spartiacque sul fronte camorristico della periferia orientale di Napoli.
Ufficializzando il legame con la lady-camorra di San Giovanni a Teduccio, il boss Antonio D’Amico ha annunciato, al contempo, la fine del matrimonio con Anna Scarallo, alias ‘a cipolla, anche lei attualmente detenuta.
Le foto pubblicate sui social che ritraggono la Formicola e il boss del Conocal mentre si scambiano dolci effusioni, durante un colloquio in carcere, non hanno suscitato clamore solo perché si fa fatica a comprendere come Tonino fraulella possa essere riuscito a instaurare, mentre è detenuto, un legame sentimentale talmente profondo con una donna da decidere di mettere fine al suo matrimonio. A fare da contorno alla vicenda, tutt’altro che meritevole di finire sulle pagine di cronaca rosa, ruggini, retroscena e contrasti che risalgono ad almeno 10 anni fa.
Anna Scarallo e le sue sorelle rappresentavano i volti più espressivi della camorra in gonnella, quando le redini del clan furono ereditate da Annunziata D’Amico, sorella di Antonio, uccisa all’età di 40 anni in un agguato di camorra, il 10 ottobre del 2015, nell’ambito dell’eterna faida con i De Micco. Sotto le direttive della donna-boss, forte del supporto delle altre donne di casa D’Amico, nel rione Conocal il business della droga dilagava con decine di piazze all’attivo. Proprio il diniego di corrispondere una tangente sui proventi dello spaccio di stupefacenti ai rivali del clan De Micco costò la vita alla D’Amico. Madre di sei figli, la donna-boss fu tradita proprio dal cuore di mamma: quella mattina lasciò l’abitazione in cui era prudentemente rifugiata perché consapevole di essere un bersaglio appetibile per i rivali, per sostenere un colloquio nel carcere di Santa Maria Capua Vetere in cui era recluso il suo primogenito, Gennaro. Secondo quanto confermato da Giovanni Braccia, cugino del boss Antonio D’Amico, ex braccio destro dei De Martino e attualmente collaboratore di giustizia, il suo spostamento fu segnalato in tempo reale ai sicari del clan da una figura apicale del clan De Micco che era solito pernottare a due passi dall’abitazione di Annunziata D’Amico, nel cuore del fortino dei rivali, proprio perché intratteneva una relazione extraconiugale con una delle sorelle Scarallo.
Un retroscena che i D’Amico hanno cercato di nascondere in tutti i modi fin da subito, perché consapevoli della posizione privilegiata di cui godevano i rivali, temevano che potessero approfittarne ancora per uccidere altri membri della famiglia. Motivo per il quale, nei giorni successivi all’agguato, le donne del clan inscenarono una serie di pestaggi finalizzati a far ricadere la colpa su altre persone, accusate di aver allertato i De Micco, segnalandogli la presenza in strada della donna-boss. Un vero e proprio depistaggio, necessario, in quel momento, per garantire la sopravvivenza ai membri della famiglia D’Amico, ma anche per mantenere in vita il clan, preservando il buon esito degli affari illeciti, la cui gestione passò nelle mani delle donne, fino al blitz del giugno 2016 che fece scattare le manette anche per Anna Scarallo.
Un matrimonio minato da contrasti e dissidi, quello tra ‘a cipolla e Antonio D’Amico e che ora che è giunto al capolinea marcando un perentorio punto di non ritorno che in termini di logiche opportunistiche, strategie e alleanze sta già delineando uno scenario più che nitido: le donne di casa Scarallo hanno ufficializzato la rottura con i D’Amico e sono passate dalla parte dei De Micco, forti anche del clamoroso cambio di casacca di Giuseppe Perrella, figlio di Rosaria Scarallo, passato dalla parte dei De Micco e arrestato di recente dopo diversi mesi di latitanza.
Dal suo canto, il boss Antonio D’Amico ha consolidato la sua caratura criminale legandosi sentimentalmente a una donna che personifica un clan saldamente radicato nella zona orientale della città e che dopo un periodo buio, si sta riorganizzando per risalire la china, proprio come i D’Amico del Conocal.
La fine di un matrimonio che ha sancito anche la fine di un’era camorristica, ridisegnando gli equilibri criminali all’ombra del Vesuvio. Sullo sfondo la vendetta preannunciata da quel 10 ottobre 2015 e che alla luce dei fatti recenti sembra incattivita da ulteriori motivazioni, destinate ad allungare la scia di sangue.
L’unico punto interrogativo da sciogliere – almeno sulla carta – riguarda la posizione che adotteranno le figlie della ormai ex coppia D’Amico-Scarallo: due figlie del boss già da tempo sono legate ai rampolli del clan De Micco e pertanto hanno chiarito in modo inequivocabile la loro posizione, mentre resta incerta e tutt’altro che scontata la sorte alla quale andranno incontro gli altri membri di una delle famiglie più segnate, anche in termini di legami sentimentali, dalle vicende camorristiche che si susseguono sul fronte orientale della città di Napoli.