Non si placa il vento di guerra che spira nel rione De Gasperi di Ponticelli, dove da diversi mesi imperversa “la faida che si combatte dia balconi” e che vede protagoniste due fazioni rivali che sfidano senza scendere in strada, approfittando della vicinanza degli isolati in cui rispettivamente risiedono. Su un fronte i “pazzignani”, quello che resta del clan capeggiato da Luisa De Stefano, oggi collaboratrice di giustizia, ed ereditato dai suoi giovani nipoti e da un minuto gruppo di parenti sopravvissuti, fin qui, agli arresti; dall’altro, una delle figure più autorevoli della malavita locale: Pasquale Tarallo alias ‘a ceccia, broker della droga e gestore di una delle piazze di spaccio più redditizie dell’intera periferia orientale di Napoli, le cui quotazioni sono state rilanciate di recente, complice il video apparso sui social per condividere con il popolo del web il brindisi dei “bodo” in occasione del 18esimo compleanno della figlia di uno dei fratelli De Micco. Un rituale che si spinge ben oltre i ranghi del semplice festeggiamento, voluto per rilanciare la supremazia e rinsaldare le affiliazioni. La presenza di Tarallo accanto al rampollo del clan, consacra e suggella il patto di ferro tra il ras della droga di Ponticelli e i De Micco, organizzazione che detiene il capillare controllo del territorio.
Un messaggio breve, ma intenso, quello lanciato dai “bodo” e che indirizza anche ai reduci dei “pazzignani” un monito finalizzato a ridimensionarne le velleità. I reduci della cosca capeggiata un tempo dalla De Stefano, sono finiti nel mirino dei De Micco già da diverso tempo: il pentimento della mamma-matrona del clan ha probabilmente sancito il punto di non ritorno, concorrendo ad inasprire una situazione più che tesa ormai da anni. Dal loro canto, i reduci del clan sono più che consapevoli di rischiare la vita e per questo preferiscono indirizzare le loro azioni dimostrative al ras del confinante isolato 3 comodamente affacciati dal balcone dell’isolato 10 in cui vivono barricati. In più occasioni, anche alcuni soggetti legati a Tarallo e residenti nel vicino isolato 11 sono finiti nel loro mirino. Pur messi all’angolo dagli arresti e dalla concreta minaccia di una possibile incursione dei De Micco, “i pazzignani” non sembrano intenzionati a desistere, pur di imporre al broker della droga una tangente sui proventi illeciti. Un ultimo colpo di coda dal quale trapela tutta l’ostinata irriverenza di chi nasce e cresce nel rispetto delle regole malavitose e che manifesta in maniera plateale ed evidente l’incapacità di battere in ripiegata. L’onore prima di tutto: anche a costo della vita. Una vita ormai ridotta a mera sopravvivenza dalla pressante e tangibile minaccia insita in una tutt’altro che improbabile replica dei rivali che avrebbero un’ulteriore motivazione scatenante per sbarazzarsi dei reduci del clan rivale: perorare la causa di una delle pedine cruciali dello scacchiere camorristico locale, perché capace di garantire al clan proventi illeciti da capogiro, assicurando alle piazze di droga del clan la migliore merce in circolazione.
Una pretesa velleitaria, quella avanzata dai “Pazzignani”, tenendo conto delle esigue forze di cui dispongono in questo momento e ancor più alla luce del rapporto più che intimo e solido che intercorre tra i De Micco e ‘a ceccia, ma l’ostinazione dei “pazzignani” seguita a tradursi in azioni a scopo intimidatorio, come accaduto di recente quando nel cuore della notte sono stati esplosi diversi colpi d’arma da fuoco verso la camera da letto di un parente di Tarallo – malgrado la presenza di bambini – e poco dopo l’automobile dello stesso soggetto è stata divorata dalle fiamme, tanto da richiedere l’intervento dei vigili del fuoco per sedare l’incendio.
Il silenzio in cui sono sprofondati i grigi e fatiscenti palazzoni di quello che un tempo era il fortino dei Sarno, non rassicura i residenti in zona, in quanto si preannuncia portatore di scenari destinati a sfociare nel sangue, di qui a poco.
Ne sono consapevoli i “Pazzignani” che restano barricati in casa e trascorrono le loro giornate da attente sentinelle a vigilare i due varchi di ingresso del rione, in attesa di intercettare il commando destinato a fare irruzione nelle loro vite per chiudere definitivamente la partita con l’auspicio di aprire il fuoco anzitempo, così da eludere un possibile agguato.
Uno scenario che legittima paura e apprensione da parte dei civili che temono di ritrovarsi invischiati in un conflitto a fuoco in qualsiasi momento. Sullo sfondo una delle tante eterne faide di camorra di Ponticelli, condita da retroscena, vecchie ruggini, rancori e conti da saldare alla prima occasione utile che mai come in questo momento storico, sembra essere dietro l’angolo.