Alla redazione del nostro giornale continuano a giungere segnalazioni circa uno dei modelli di business illeciti più radicati nel quartiere Ponticelli: quello relativo alla compravendita degli alloggi popolari, saldamente gestita dal consigliere della VI Municipalità di Napoli Vincenzo Sollazzo.
Un’associazione di fatti e persone confermata, per l’ennesima volta, dalle famiglie stanche di vedere spadroneggiare le logiche della camorra in un contesto in cui gli immobili di proprietà del comune rappresentano un bene preziosissimo per le famiglie a basso reddito.
Decine le abitazioni sgomberate con la forza, obbligando i legittimi assegnatari ad andare via o occupando l’alloggio approfittando della temporanea assenza degli inquilini.
Un sistema più che ben consolidato e che vede andare in scena, ormai da diversi anni, sempre lo stesso copione.
L’ennesima segnalazione che riguarda il Parco Conocal di Ponticelli, un tempo fortino dei D’Amico, oggi presidiato dai gregari dei De Micco, ma soprattutto sede del CAF gestito dal consigliere Sollazzo, adibito a base logistica e operativa dell’organizzazione dedita alla compravendita degli alloggi popolari per conto della camorra, come rivelato da Giovanni Braccia, ex braccio destro di Sollazzo, collaboratore di giustizia dallo scorso ottobre. Un legame confermato anche dalle conversazioni intercettate e riportate nell’ordinanza di custodia cautelare eseguita proprio ad ottobre del 2024 e che fece scattare le manette per circa 60 persone, tra le quali anche Braccia.
“Io e Enzo facciamo questo da una vita”: affermò Braccia per rassicurare circa il buon esito dell’operazione una famiglia interessata all’acquisto di un alloggio popolare e che per questo si era rivolta agli emissari del clan De Martino nel rione Incis. Tuttavia, il consigliere Sollazzo non è in affari solo con i cosiddetti “XX” e non occupa di sistemare la posizione delle famiglie occupanti solo nei rioni controllati da questo clan, bensì opera in maniera analoga anche nel rione Conocal, fino a qualche tempo fa, in concerto con la famiglia D’Amico.
L’appartamento occupato abusivamente in via Maria Callas con il beneplacito della camorra e segnalato alla redazione del nostro giornale – e prima ancora agli uffici competenti della polizia municipale, seppure senza nessun tipo di riscontro – un tempo era occupato da un soggetto in buoni rapporti con gli esponenti della malavita locale, ma ciò non è bastato a garantirgli l’immunità necessaria per continuare a vivere nella sua abitazione nella quale sarebbe subentrata una nuova famiglia, dopo aver versato nelle casse dell’organizzazione 20mila euro. Secondo quanto riferito da Braccia, 5mila euro spettano a Sollazzo che utilizzando un sistema consolidato nel tempo interverrà per rendere la residenza retroattiva e avviare l’iter necessario per regolarizzare la posizione della famiglia occupante.
A destare particolarmente clamore è il fatto che in questa circostanza, l’occupante è imparentato con un noto collaboratore di giustizia di Ponticelli. Un fatto che conferma la sfrontatezza e il menefreghismo della malavita contemporanea che pur di fare cassa, non guarda in faccia a nessuno. Accade nello stesso rione in cui, meno di 10 anni fa, i parenti dei pentiti furono costretti ad andare via inscenando una serie di azioni dimostrative violente e inquietanti. Alcune abitazioni furono perfino incendiate. Ma i tempi cambiano rapidamente e in un momento storico come quello contemporaneo, preservare gli affari è la priorità impellente ed ossessiva di tutte le parti in causa, soprattutto quelle che temono di finire a breve dietro le sbarre e per questo tentano una disperata corsa contro il tempo utile a mettere da parte il maggior quantitativo di denaro possibile, non solo per garantirsi la migliore assistenza legale e una detenzione dignitosa, ma anche per dare un senso al “sacrificio” da sostenere dopo l’arresto.
Un business sempre più sfrontato, capace finanche di sovvertire le regole basilari dell’ormai sempre più obsoleto codice d’onore camorristico: la compravendita degli alloggi popolari continua a dilagare, sotto l’esperta e vigile guida di un consigliere della VI Municipalità di Napoli, espressione del sindaco Manfredi, coadiuvato da un esercito di gregari in grado di procacciare le abitazioni da riassegnare, avendo la premura di selezionare quelle in cui, nella maggior parte dei casi, vivono le famiglie più vulnerabili. Ragazze madri, disabili, anziani ai quali viene scippato il diritto alla casa e anche la residenza. Una camorra che si rivela perfino capace di riaccogliere nei contesti più ostili, soggetti che in un passato recente erano stati marchiati dall’onta del disonore, in quanto imparentati con “gli infami”, i temuti collaboratori di giustizia che con le loro deposizioni consentono alla magistratura di ricostruire malefatte e intrecci camorristici.
Nel frattempo, però, decine di famiglie oneste vengono messa alla berlina e depredate di un bene primario come la casa, solo per consentire al clan di continuare a gestire degli immobili che, sulla carta, sarebbero di proprietà del Comune di Napoli, istituzione rappresentata, a Ponticelli, da un consigliere come Vincenzo Sollazzo.