Arianna Flagiello è tragicamente scomparsa il 19 agosto 2015 in seguito a gravi maltrattamenti psicologici e fisici. La sua morte non è stata dimenticata: la giustizia ha riconosciuto la gravità della violenza subita e la città di Napoli l’ha commemorata con una panchina rossa nel suo quartiere d’adozione.
Arianna, 32 anni, viveva al Vomero, quartiere residenziale di Napoli. Il 19 agosto 2015, dopo una lite con il compagno Mario Perrotta, si lanciò nel vuoto dal balcone del quarto piano della sua abitazione. Le indagini dipinsero un contesto di sofferenza protratta: anni di vessazioni psicologiche e fisiche che le avevano eroso la dignità e la volontà di vivere.
In primo grado, Perrotta fu condannato a 22 anni di reclusione, riconosciuto colpevole di aver provocato la morte di Arianna con i maltrattamenti. Il reato di estorsione venne però escluso.
In Appello, la pena fu ridotta a 19 anni — una concessione formale ma senza attenuare il disvalore delle sue azioni. La Corte di Cassazione confermò infine la condanna a 19 anni poco prima della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. I giudici stabilirono che Arianna visse “in uno stato di prostrazione e terrore”, generato dalle condotte del compagno, che avrebbe continuamente richiesto somme di denaro, umiliato e insultato la vittima.
La sentenza ha rappresentato un precedente fondamentale: ha riconosciuto che la violenza psicologica, se persistente e sistematica, può portare a conseguenze mortali tanto quanto quella fisica. Un messaggio forte contro le forme invisibili di abuso.
Per onorare il ricordo di Arianna, il comune di Napoli — su iniziativa della famiglia Flagiello — ha inaugurato una panchina rossa in piazza Immacolata (quartiere in cui era cresciuta e vissuta). L’inaugurazione, avvenuta il 9 giugno 2020 (in concomitanza con il suo compleanno), ha visto la partecipazione degli amministratori locali e delle forze dell’ordine. La frase scelta, dello scrittore Isaac Asimov, recita: “La violenza è l’ultimo rifugio degli incapaci”. Durante la cerimonia, la sorella Valentina lo ha definito un simbolo per tutte le donne che subiscono violenza senza trovare la forza di denunciare.
La vicenda di Arianna ha segnato una svolta nel riconoscimento giuridico della violenza psicologica come causa concreta di morte. La panchina rossa funge da monito civico e luogo di riflessione, segnalando che la violenza domestica va affrontata con coscienza e intervento.
La morte di Arianna Flagiello non è stata vana: il percorso giudiziario ha posto fine alla retorica della violenza “invisibile”, e quel posticino rosso nel suo quartiere mantiene viva una lezione universale. Ricordare significa agire: affinché nessun’altra donna venga inghiottita dal silenzio.