Le fiamme che da giorni divorano le pendici del Vesuvio non stanno solo distruggendo ettari di macchia mediterranea, ma stanno anche mettendo in ginocchio un patrimonio agricolo e culturale unico al mondo.
Tra le colture più minacciate c’è il vigneto del “Lacryma Christi”, vino DOC che affonda le radici nella tradizione vitivinicola vesuviana e che rappresenta una delle eccellenze campane più conosciute a livello internazionale. Non meno grave la situazione per l’albicocca “Pellecchiella”, frutto dolce e profumato tipico di quest’area, e per il Pomodorino del Piennolo del Vesuvio DOP, coltivazione che da secoli prospera sui terreni vulcanici grazie alla loro particolare ricchezza minerale
.Secondo le prime stime delle associazioni di categoria, gli incendi rischiano di compromettere la produzione per l’anno in corso e, in alcuni casi, anche per le prossime stagioni, a causa della distruzione delle piante e dell’alterazione del terreno. L’impatto non è solo economico: si tratta di una ferita al paesaggio e alla biodiversità di un’area protetta dal Parco Nazionale del Vesuvio.
Le operazioni di spegnimento proseguono senza sosta, con squadre dei Vigili del Fuoco, Protezione Civile e volontari impegnati su più fronti. Gli agricoltori, intanto, chiedono interventi urgenti di sostegno economico e un piano straordinario per il recupero delle aree agricole.
La zona vesuviana non è solo un’area agricola: è un luogo in cui cultura, storia e natura si intrecciano. La perdita di queste coltivazioni significherebbe privare la Campania di una parte fondamentale della sua identità e della sua economia.
Le fiamme, alimentate dal vento e dalle alte temperature, continuano a minacciare questo tesoro.