n un clamoroso colpo di scena, la decima sezione del Tribunale della Libertà di Napoli ha dichiarato inefficace l’ordinanza di custodia cautelare a carico di Michele Mazzarella, 48 anni, ex reggente del clan omonimo. Il provvedimento era stato emesso lo scorso mese nell’ambito di un maxi-blitz che aveva portato all’arresto di 25 persone, tra boss e gregari della potente organizzazione criminale.
L’annullamento è avvenuto in virtù delle argomentazioni della difesa, guidata dall’avvocato Sergio Lino Morra, che ha evidenziato la presenza di gravi carenze negli indizi di colpevolezza. I giudici hanno accolto l’istanza difensiva secondo cui la Procura avrebbe utilizzato elementi già noti e precedentemente trattati in un decreto di fermo emesso due anni fa, configurando la cosiddetta “contestazione a grappolo” .
Nonostante l’annullamento dell’ordinanza, Mazzarella rimane in carcere, poiché è ancora imputato in altri procedimenti in corso, tra cui un’accusa di omicidio a seguito della vasta operazione della Direzione Distrettuale Antimafia. Nel blitz, oltre al boss – che continuava a essere già detenuto – erano coinvolti anche figure come il cugino e successore Luciano Barattolo, per il quale il Riesame ha invece confermato la misura restrittiva.
L’inchiesta ha disvelato un’ampia rete di affari criminali controllata dalla cosca Mazzarella in diversi quartieri di Napoli: Forcella, Poggioreale, San Giovanni a Carbonara, il Rione Luzzatti e la Maddalena. Gruppi satellite come le famiglie Buonerba (“i Capelloni”) e i Castagnari sono stati identificati come articolazioni operative sotto il controllo generalizzato del clan. Gli indagati rispondono a vario titolo di: associazione mafiosa, traffico e spaccio di droghe, estorsioni, detenzione di armi clandestine e ricettazione.