Di recente, la Guardia di Finanza e la Direzione Distrettuale Antimafia hanno concluso un’importante operazione nei confronti di una rete criminale legata al clan Sarno con al centro Ciro Sermone, arrestato lo scorso maggio per associazione mafiosa e frode fiscale. Oltre a Sermone, il blitz ha riaperto le porte del carcere ai fratelli Ciro, Pasquale e Vincenzo Sarno e ad Antonio Sarno, primogenito di Ciro detto ‘o sindaco, boss fondatore dell’omonimo clan che per circa 30 anni ha dominato la scena camorristica napoletana.
Secondo quanto emerso dall’inchiesta, Ciro Sermone fungeva da regista di una sofisticata rete di società cartiere, impiegate per emettere fatture false e riciclare denaro sporco in Campania e Toscana. Queste società, attive anche nell’area di Prato, permettevano trasferimenti illeciti in contanti, garantendo una redditività stimata superiore al 30 %, con costi contenuti (circa il 12 %).
Secondo gli inquirenti, l’associazione dedita all’emissione di false fatture per operazioni inesistenti e di autoriciclaggio era costituita da Ciro Sermone, Antonio Sarno, Franco Artrui e Ilario Trojer. Ciascuno di loro ricopriva un compito specifico. Sermone e Sarno si sarebbero occupati di individuare le società da utilizzare per i singoli reati fiscali, Artrui avrebbe fatto da broker della struttura in Toscana. Della Corte avrebbe utilizzato le società di Sermone per generare captali illeciti mentre Trojer aveva il compito di procedere alla materiale consegna dei soldi.
Ignaro di essere intercettato è Antonio Sarno a spiegare come funziona il sistema delle frodi fiscali: Sermone sarebbe riuscito a ‘monetizzare’ in contanti il denaro presente sui conti correnti bancari, emettendo con società cartiere fatture nei confronti di società che in questo modo risparmiano in termini di imposte, emettendo una fattura come costo. “Per monetizzare 200mila euro ci vogliono 200 giorni mentre con questo sistema bastano pochi minuti”, rivela il rampollo del clan.
Sermone servendosi di questo espediente, sarebbe riuscito a ‘monetizzare’ fino a 500mila euro al giorno.
Residente nel comune vesuviano di Cercola, il 50enne Ciro Sermone è il fratello di Umberto, braccio destro di Salvatore Romano detto ‘o nippolo, ras della droga di Ponticelli. Umberto Sermone è finito in manette proprio coinvolto nel business saldamente radicato nell‘isolato 2 del rione De Gasperi e capeggiato da Romano. A differenza di suo fratello, Ciro Sermone non è mai stato invischiato in dinamiche di questo genere, ma ha sempre privilegiato business illeciti più redditizi e legati prettamente alle frodi fiscali. Una tipologia di reati che richiedono un’attività investigativa lunga, capillare e articolata.
L’operazione, condotta dalla DDA di Firenze, ha portato agli arresti domiciliari e misure interdittive per Sermone e parte dei suoi collaboratori; ma anche al sequestro di più di 60mila euro in contanti, ritrovati durante controlli stradali e sequestri patrimoniali riguardanti società cartiere, auto e immobili, riconducibili alla fonte illecita. Sermone figura anche tra i soggetti coinvolti nel sequestro di un noto complesso a Volla, comprendente un albergo, impianti sportivi e vari esercizi commerciali. Lo scorso gennaio, Sermone era già finito nel mirino della Procura toscana che ha smascherato un giro d’affari da milioni di euro nel campo della macellazione delle carni, della logistica e dei trasporti che includeva oltre seicento dipendenti a libro paga. Tra i nomi dei 17 soggetti destinatari del provvedimento, figura anche quello di Ciro Sermone, dedito alle emissioni di fatture per operazioni inesitenti.
L’operazione, eseguita dalla Guardia di finanza di Firenze, ha ulteriormente concorso a far luce sulla figura di Sermone e sul suo modus operandi nel settore delle frodi fiscali. L’inchiesta nasce da un approfondimento delle indagini della Dda che già nel gennaio scorso avevano portato all’esecuzione di misure cautelari personali per 17 indagati e a un sequestro di 30 milioni di euro.
L’uscita di scena di Sermone concorre a privare il clan Sarno di una delle pedine più preziose e cruciali radicate nel territorio napoletano, sulla quale aveva investito l’organizzazione rifondata nelle località dove gli ex boss si erano trasferiti sotto la tutela della Stato. Il solido rapporto con Sermone e il suo pieno inserimento negli affari illeciti riorganizzati dai Sarno in veste di collaboratori di giustizia, dimostra la capacità camaleontica del clan che aveva trovato nuovo respiro soprattutto attraverso il riciclaggio e le frodi fiscali nei confronti di imprenditori (anche cinesi) della zona di Prato. L’arresto di Ciro Sermone, figura chiave nella gestione delle società cartiere del clan Sarno, incanala l’azione investigativa verso gli aspetti economici della criminalità organizzata. L’operazione dimostra che, accanto agli arresti per reati connessi alla violenza e al traffico, è fondamentale colpire le basi finanziarie che consentono la sopravvivenza operativa dei gruppi mafiosi.
L’operazione che ha decapitato il rifondato clan Sarno rappresenta quindi un passo risolutivo per smantellare le vie finanziarie del clan, non solo a Napoli, ma anche nelle regioni del nord dove era tentata una riorganizzazione.