In un clima di costante e crescente tensione tra le strade di Ponticelli, introdotto dalla strategia del terrore promossa dal clan De Micco, i reduci dei clan rivali restano arroccati nei loro fortini e non possono fare altro che accontentarsi delle briciole per continuare a restare in vita. Spaccio di stupefacenti, piccole estorsioni, attività illecite marginali: il potere e l’autonomia delle cosche ostili al clan che saldamente detiene il controllo del territorio sono state ridotte all’osso.
Ai De Micco non basta troneggiare sul quartiere, vogliono essere temuti e rispettati, soprattutto per assicurarsi che i rivali non si lascino accarezzare dall’idea di ricompattarsi per rianimare la faida che da sempre funge da sfondo delle dinamiche camorristiche che si avvicendano tra le strade del quartiere della periferia orientale di Napoli.
I Minichini-De Luca Bossa, all’indomani dell’importante migrazione di affiliati, passati dalla parte del clan de Micco contestualmente ai recenti blitz, e ancor più alla luce degli ultimi agguati andati in scena lo scorso maggio, prima nel rione Conocal – fortino del clan D’Amico – e poi nel Lotto – quartier generale dei De Luca Bossa – e che rispettivamente hanno portato alla morte e al ferimento di due giovani, avrebbero deciso di battere in ritirata. Alcune figure apicali del clan avrebbero infatti lasciato il quartiere per andare a vivere in luoghi più sicuri, consapevoli del pericolo tangibile al quale li avrebbe esposti la permanenza a Ponticelli. Un allontanamento imposto dalle circostanze, ma proposto sui social network come una lunga e piacevole vacanza estiva.
E così in un momento storico in cui i reduci delle fazioni ostili ai De Micco non dispongono degli uomini e della forza necessarie per contrastare l’egemonia dei “bodo”, si affidano ai social network per mantenere in vita le quotazioni del clan. Una strategia sempre più ricorrente quella che punta tutto sul mondo virtuale, soprattutto facendo leva sulle figure più carismatiche del clan. Anche dal carcere, seppure consapevoli di dover scontare lunghe pene, i leader della camorra sono obbligati a scendere in campo per cercare di tenere in piedi un’organizzazione che vacilla, sotto la costante e temibile minaccia dei rivali.
Una strategia alla quale si affidano soprattutto i Casella, lo storico clan di via Luigi Franciosa rimaneggiato dagli arresti e intimorito dagli ultimi raid intimidatori, come l’incendio doloso dell’auto intestata al detenuto Luigi Aulisio, compagno di una delle sorelle Casella.
In un momento storico che vede i Casella patire l’egemonia dei De Micco, non è passata inosservata la storia pubblicata su Instagram da parte di un account legato alla cosca di via Franciosa e che propone lo stralcio di una videochiamata con Giuseppe Righetto detto ‘o blob, fratellastro dei Casella e figura apicale del clan. Dalla cella in cui è recluso, come sottolineano le sbarre della finestra visibili alle sue spalle, forte della disponibilità di un telefono cellulare detenuto illegalmente, ‘o blob si mostra disteso e sorridente, malgrado i gravi capi d’accusa che pendono sul suo capo e che lo indicano come uno dei protagonisti della sanguinaria faida andata in scena nel 2021 e che lo vide capeggiare il gruppo di fuoco che mirava a sedare le velleità dei De Martino.
Un’azione dimostrativa andata in scena ancora una volta nel mondo virtuale con l’intento di lanciare messaggi espliciti: il ras dei Casella ostenta un ottimo stato di salute, lancia baci, sorride. Un copione ormai scontato e che sembra ormai dettato dall’acclarata necessità delle figure di spicco dei clan di non mostrare segnali di debolezza, sminuendo le limitazioni e le brutture del regime carcerario. Sempre più ricorrente anche l’ostentazione del telefono in carcere: uno status necessario per dimostrare l’autorevolezza confacente ad un boss, anche dietro le sbarre. Sprezzante delle conseguenze che questo genere di rappresentazioni inevitabilmente comportano, i boss di camorra si dimostrano sempre più propensi a sfidare lo Stato per preservare una credibilità e una reputazione criminale necessarie per consentire la sopravvivenza del clan. Seppure quell’ostentazione di serenità e gioia inscenata da Righetto stride terribilmente con il momento critico attraversato dal suo clan, nel contesto malavitoso ponticellese l’apparenza conta più della sostanza. E questo, i Casella lo sanno bene.
La strategia è chiara e sempre più consolidata: i clan puntano sulle stories di Instagram per almeno due buone ragioni. La limitata visibilità dei contenuti pubblicati che vengono automaticamente rimossi dopo 24 ore e la possibilità di consultare l’elenco dei contatti che hanno visualizzato il contenuto, così da avere la certezza che quel messaggio sia pervenuto al destinatario. In questo modo le interazioni e le visualizzazioni sono limitate a una cerchia ristrette di persone che possono anche essere selezionate.
L’apparizione virtuale del ras dei Casella funge da disperato colpo di coda di un clan ormai alla berlina che spera di poter acquisire una ritrovata credibilità lanciando messaggi che non sembrano destinati solo ai rivali, ma anche a coloro che appaiono tutt’altro che intenzionati a voler riconoscere rispetto e credibilità a uno dei clan più datati della storia camorristica ponticellese.