La mattina del 20 luglio 2022, nel quartiere napoletano di Ponticelli, si susseguirono due importanti eventi che hanno sancito un punto di non ritorno nell’ambito della faida perennemente in corso tra i De Micco e la fazione capeggiata dai De Luca Bossa.
Pochi giorni prima, il 2 luglio, un commando armato del clan De Luca Bossa aveva scatenato il panico a viale Margherita, aprendo il fuoco a colpi di mitraglietta ad altezza d’uomo per colpire elementi del clan rivale. Un raid eclatante, avvenuto in pieno pomeriggio, sprezzanti della presenza di tante persone in strada. Il commando composto da due coppie a bordo di due ciclomotori, entrò in azione nei pressi di un bar dove erano soliti ritrovarsi alcuni esponenti del clan De Micco. L’intera azione criminale è stata ripresa dalle telecamere. I quattro che hanno agito a volto scoperto, hanno esploso spari ad altezza d’uomo per circa 60 metri. Determinanti le immagini estrapolate dalle videocamere installate lungo la strada teatro del raid che hanno consentito in maniera inequivocabile ai carabinieri di risalire all’identità degli attentatori. Un’operazione agevolata proprio dal fatto che i quattro hanno agito a volto scoperto. Ad inchiodare il gruppo di fuoco anche i tatuaggi in bella mostra ed equiparati con le fotografie ricavate dai social network.
In manette finirono Emmanuel De Luca Bossa, rampollo dell’omonimo clan, nonché figlio minore di Tonino ‘o sicco, Vincenzo Barbato e Giuseppe Damiano. Anche un minore tra i membri del commando che poi fu scarcerato per insufficienza di prove.
Proprio mentre gli organi di stampa erano intenti a divulgare la notizia degli arresti, un altro inquietante episodio fece schizzare la tensione alle stelle. In un basso del rione Fiat, fortino del clan De Martino, furono assassinati Carlo Esposito, 29 anni, affiliato ai De Micco–De Martino, e Antimo Imperatore, 52 anni, operaio tuttofare che poi verrà dichiarato vittima innocente della criminalità.
Un duplice agguato avvolto nel mistero, proprio perché fin da subito era emersa l’estraneità di Imperatore agli ambienti criminali. L’ipotesi più accreditata appariva quella dell’immediata replica agli arresti da parte dei De Luca Bossa. Una possibile dimostrazione di forza voluta per dimostrare ai nemici di essere ancora in grado di alimentare le logiche della faida, seppure l’omicidio di un innocente difficilmente avrebbe potuto trovare una collocazione logica in quello scenario.
Nelle ore successive fu l’esecutore materiale del duplice omicidio a chiarire il movente: Antonio Pipolo, 27enne affiliato allo stesso clan di Carlo Esposito, si presenta in procura per manifestare la volontà di collaborare con la giustizia. Il primo passo compiuto in tal senso fu proprio quello di chiarire le motivazioni di quel duplice delitto. Pipolo aveva appreso da una figura apicale del clan che nell’ambito di un summit tra i De Micco-De Martino e i De Luca Bossa, voluto dai Mazzarella per sedare le ostilità, fu deliberata la sua morte quale azione necessaria per siglare l’accordo di pace tra le due fazioni in conflitto. Un omicidio che sarebbe dovuto avvenire simulando una lite in discoteca: un tranello nel quale Pipolo non cadde perchè tempestivamente avvisato da una ragazza che lo avvicinò mentre si trovava nella discoteca club Partenopeo, insieme ad altri affiliati. Nelle ore successive, gli fu riferito che a Carlo Esposito era stato affidato l’incarico di ucciderlo e così, quella mattina, Pipolo decise di recarsi nel basso dove Esposito era in procinto di trasferirsi e pertanto stava compiendo una serie di lavori di ristrutturazione. Era certo di trovarlo lì. Antimo Imperatore si trovava in quell’abitazione per la stessa ragione. Quando Pipolo bussò alla porta, stava montando una zanzariera. Pipolo ha dichiarato di non aver riconosciuto Imperatore e di non sapere chi fosse. Quando se lo è ritrovato davanti, non appena gli ha aperto la porta del basso, ha sparato senza esitazioni “per non lasciare testimoni” per poi recarsi all’interno dell’alloggio e riservare lo stesso trattamento anche ad Esposito.
Quello del 20 luglio 2022 resta uno dei giorni più tesi nella storia recente della camorra ponticellese: un blitz significativo e l’eliminazione di due persone, una inserita nel sistema criminale, l’altra innocente. L’arresto dei componenti del commando e il passaggio di Pipolo a collaboratore rappresentano due tasselli fondamentali che hanno sancito un punto di non ritorno nell’ambito dell’eterna faida di Ponticelli. Due eventi a distanza ravvicinata che hanno concorso a dimostrare quanto sia labile l’equilibrio criminale che imperversa nel quartiere della periferia orientale partenopea e quanto sia facile stravolgerne le dinamiche.