Compirà 45 anni ad agosto, Alberto Trentini, un operatore umanitario con oltre vent’anni di esperienza nella cooperazione internazionale. Laureato in Storia moderna e contemporanea all’Università Ca’ Foscari di Venezia, ha perfezionato la sua formazione nel Regno Unito: un diploma in assistenza umanitaria a Liverpool e un master in sanificazione delle acque all’Università di Leeds .
Nel percorso da cooperante ha lavorato in numerosi contesti critici: Ecuador, Bosnia-Erzegovina, Paraguay, Ethiopia, Nepal, Grecia, Perù, Libano e Colombia . Ricopriva ruoli di crescente responsabilità, arrivando a essere project manager per diverse ONG e capomissione per Humanity & Inclusion, l’organizzazione francese che assiste persone con disabilità.
Lo scorso 17 ottobre Trentini arriva in Venezuela per una missione umanitaria. Il 15 novembre, durante un viaggio da Caracas a Guasdalito, viene fermato al checkpoint dal SAIME, l’ente controllo stranieri. Da quel momento è stato trasferito dalla DGCIM, il controspionaggio militare venezuelano in isolamento totale, senza contatti con familiari, avvocati o rappresentanza consolare. Nessuna imputazione ufficiale comunicata; la famiglia parla di “cospirazione” generica.
La detenzione è stata riconosciuta formalmente solo lo scorso gennaio, quando l’Italia ha convocato l’incaricato d’affari venezuelano ed è intervenuta la CIDH – Commissione Interamericana per i Diritti Umani – con misure cautelari.
Nei primi sei mesi non si hanno notizie ufficiali. Solo a metà maggio la famiglia riceve una telefonata: Alberto sarebbe in buone condizioni generali, nonostante soffra di asma e ipertensione e abbia potuto parlare per pochi minuti dalla prigione di Caracas. Il 9 luglio, un compagno di cella ha denunciato: “Legati, incappucciati e torturati… Ho dormito per terra, i topi ti passano vicino alla faccia”.
La mamma, Armanda, e l’avvocata Alessandra Ballerini (nota anche per il caso Regeni e Paciolla) promuovono petizioni con oltre 100.000 firme, digiuni a staffetta, flash mob, conferenze stampa e si appellano al governo italiano. Lo scorso 15 luglio, in occasione di una manifestazione pubblica, la madre ha criticato Giorgia Meloni definendo “insostenibile” il silenzio del governo .
Trentini è detenuto a Caracas da oltre otto mesi in condizioni difficili. Le istituzioni italiane, insieme a ONG, CIDH e società civile, continuano a richiedere la sua immediata liberazione e il rientro in sicurezza.
Il caso di Alberto Trentini resta un esempio urgente del rischio legato all’operatività internazionale in paesi instabili, e della necessità di tutele efficaci per i difensori dei diritti umani. Il coinvolgimento europeo e internazionale sarà decisivo nei prossimi mesi.