La risposta della camorra non si è fatta attendere.
A pochi giorni dallo sgombero della palazzina simbolo del clan De Martino, in uno dei rioni di Ponticelli dove la legalità fatica ancora a mettere radici, si è attivata puntuale la rete dell’intimidazione e del fango.
Nel mirino c’è innanzitutto Giovanni Braccia, ex figura apicale del clan, che prima ancora di avviare una collaborazione formale con la giustizia aveva scelto di dissociarsi dalla camorra, intraprendendo un percorso di rottura con il sistema criminale, fornendo un supporto concreto alle inchieste della giornalista Luciana Esposito. Un gesto di coraggio, voluto non solo per dissociarsi dalle dinamiche malavitose, ma anche per riscattare il territorio e che lo espone ora a una campagna mirata di minacce e delegittimazione.
Ma a essere bersagliati sono anche i suoi familiari, ancora residenti nel quartiere. In particolare, il livore di chi non ha recepito di buon grado lo sgombero dell’edificio da snni occupato abusivamente si è riversato principalmente sulla casa della figlia, più volte menzionata, come a voler indicare un obiettivo da colpire. Un’intimidazione indiretta, ma chiarissima, che punta a isolare chi tenta di liberarsi da un passato criminale.
Nel mirino della camorra è finita anche Luciana Esposito, giornalista napoletana e fondatrice della testata “Napolitan”. Da anni impegnata nel raccontare le dinamiche criminali del territorio, da circa un mese, vive sotto scorta. Una misura disposta dopo le ripetute minacce ricevute, culminate con l’esplicito avvertimento: “Te ne devi andare da Ponticelli”. Lo stesso messaggio già apparso dopo il furto della sua auto, oggi rilanciato con toni più netti, a conferma del fastidio che la sua presenza genera tra le fila della criminalità organizzata.
La camorra ha attivato la macchina del fango nel tentativo sistematico ed esplicito di screditare la giornalista e di demolire il valore delle testimonianze di Giovanni Braccia. Diffamazioni, voci infamanti e manipolazioni ad arte puntano a delegittimare chi sta provando, in modi diversi, a rompere il silenzio e l’omertà.
A Ponticelli va in scena l’ennesimo copione già scritto. Un copione prevedibile, ma non per questo inevitabile. Perché se da una parte la camorra continua a usare violenza e pressione sociale, dall’altra continua a pesare il silenzio delle istituzioni.
In un territorio dove lo Stato storicamente ha faticato ad affermarsi, chi sceglie la strada della legalità non può essere lasciato solo.