Vincenzo Sollazzo risulta essere una delle figure cruciali dello scacchiere camorristico ponticellese, ma ciononostante continua a restare saldamente ancorato alla poltrona di consigliere della VI Municipalità di Napoli.
Da oltre un anno, ormai, il nome del consigliere municipale Vincenzo Sollazzo è finito sotto i riflettori a causa di gravi accuse di collusione con la criminalità organizzata. Determinanti le prove fornite dal suo più fidato collaboratore, Giovanni Braccia, che nei mesi precedenti all’arresto, in seguito al quale ha deciso di collaborare con la giustizia, ha supportato attivamente le inchieste della direttrice di Napolitan.it, la giornalista Luciana Esposito, contribuendo a far luce su uno dei business d’oro della camorra di Ponticelli: la compravendita degli alloggi popolari. Gestore di un caf e patronato nel rione Conocal di Ponticelli, Sollazzo sarebbe il soggetto incaricato di regolarizzare la posizione degli occupanti abusivi che acquistano un alloggio popolare dal clan, subentrano ai legittimi assegnatari, molto spesso costretti a suon di minacce e metodi violenti a lasciare la casa. Secondo quanto ricostruito da Braccia, Sollazzo sarebbe coinvolto in una rete di affari illeciti gestita con la complicità dei clan camorristici attivi nel quartiere di Ponticelli, malgrado il suo ruolo di consigliere della VI Municipalità di Napoli.
Un’inchiesta che ha preso il via su Napolitan.it nella primavera del 2024, quando la giornalista Luciana Esposito, forte delle prove fornite da Braccia, ha iniziato a puntare il dito senza indugi contro il consigliere, accusandolo di favorire l’assegnazione di alloggi popolari a soggetti vicini ai clan, aggirando le procedure ufficiali attraverso un sistema clientelare gestito tramite il suo caf.
Decine le pratiche lavorate da Sollazzo e ricostruite grazie al supporto delle dichiarazioni e dei documenti forniti da Braccia, al pari di diversi screenshot delle conversazioni che intratteneva con quello che credeva di essere il suo braccio destro.
Non solo alloggi popolari, ma anche pratiche pensionistiche fittizie che hanno consentito a diversi esponenti della criminalità locale di percepire una ricca pensione di invalidità civile. Il caso più emblematico riguarda il boss Francesco De Martino, riconosciuto sordomuto grazie alla documentazione fittizia prodotta da Sollazzo con il beneplacito di alcuni medici collusi con “il sistema”.
Una delle questioni più discusse e clamorose è rappresentata soprattutto dal silenzio delle istituzioni. Il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi si è guardato bene dal prendere una posizione e dal rilasciare dichiarazioni pubbliche in merito alla spinosissima questione che si sta delineando all’ombra del Vesuvio.
Nonostante le accuse, Vincenzo Sollazzo risulta ancora regolarmente in carica, come si evince dal sito ufficiale del Comune di Napoli.
La situazione descritta rappresenta un nodo cruciale per comprendere lo stato del rapporto tra politica locale e criminalità nei quartieri periferici di Napoli. Ponticelli, in particolare, è una delle aree a più alta densità camorristica della città, dove il controllo del territorio passa anche attraverso strumenti istituzionali. Uno scenario sul quale sarebbe doveroso accendere un riflettore, in vista delle imminenti elezioni regionali e amministrative.
La vicenda di Sollazzo, pur ancora non definita in sede giudiziaria, solleva interrogativi inquietanti su come le municipalità possano diventare terreno fertile per penetrazioni mafiose, specialmente in contesti socialmente fragili.
In attesa che la giustizia faccia il suo corso, Ponticelli continua a convivere con una realtà in cui il confine tra rappresentanza politica e criminalità appare sempre più sfocato.