Il 24 giugno 2014 è una data che ha segnato profondamente la coscienza collettiva italiana. Quel giorno, nel cuore del Parco Verde di Caivano, in provincia di Napoli, una bambina di appena sei anni, Fortuna Loffredo, detta “Chicca”, veniva trovata senza vita, dopo essere precipitata dall’ottavo piano di un palazzo popolare.
Il corpo della piccola Fortuna fu rinvenuto al suolo, privo di vita, con evidenti segni di impatto. In un primo momento, si ipotizzò una tragica caduta accidentale. Ma le indagini successive, protrattesi per anni in un clima di silenzi, omertà e paure, rivelarono una verità ben più sconvolgente.
L’autopsia evidenziò non solo le lesioni da caduta, ma anche chiari segni di abusi sessuali, ripetuti nel tempo. Il caso assunse contorni sempre più oscuri e inquietanti: si scoprì che quella bambina, come altre nel quartiere, viveva in un contesto di degrado e violenza sistemica, dove la protezione dell’infanzia sembrava un miraggio.
Le indagini condotte dalla Procura di Napoli Nord, ostacolate da un muro di omertà, portarono nel 2016 all’arresto di Raimondo Caputo, detto “Titò”, vicino di casa di Fortuna e compagno della madre di un’amichetta della bambina. Le accuse furono pesantissime: violenza sessuale e omicidio volontario. L’uomo venne condannato all’ergastolo nel 2017.
Anche Marianna Fabozzi, madre della coetanea e compagna di Caputo, fu condannata a 10 anni di carcere per aver taciuto e non impedito gli abusi, nonostante ne fosse a conoscenza.
Un dettaglio inquietante aggiunse ulteriore dolore alla vicenda: circa un anno prima, nello stesso edificio e in circostanze simili, morì Antonio Giglio, figlio della stessa Marianna Fabozzi, caduto dal settimo piano. Anche quel decesso, inizialmente classificato come incidente, fu poi riaperto alla luce delle indagini sulla morte di Fortuna. Le analogie tra i due casi lasciarono aperti interrogativi mai del tutto chiariti.
La tragedia di Fortuna mise in luce la profonda fragilità sociale e morale del Parco Verde. Non solo per le violenze subite dalla bambina, ma per il silenzio assordante di un’intera comunità. Testimoni che non parlavano, adulti che imponevano il silenzio ai bambini, prove occultate. Emblematica l’intercettazione in cui si scopre che una delle scarpette di Fortuna fu gettata via per depistare le indagini.
La morte di Fortuna ha suscitato una forte reazione pubblica. Associazioni, cittadini e istituzioni hanno acceso i riflettori sulla condizione dei bambini nelle periferie italiane. Nel 2024, in suo ricordo, è stata istituita la Giornata Nazionale delle Periferie, per sensibilizzare l’opinione pubblica e sollecitare politiche concrete per il riscatto di queste realtà.
Anche il cinema ha raccontato la sua storia: nel 2021 è uscito il film “Fortuna”, ispirato alla vicenda, per non dimenticare e per rompere il silenzio.