Quando si parla di intelligenza artificiale rapportata al lavoro, il dibattito si divide spesso in due schieramenti, da un lato c’è chi teme un’invasione delle macchine destinata a sostituire milioni di lavoratori, dall’altro, chi intravede un futuro promettente, ricco di nuovi ruoli e competenze da esplorare.
Come spesso accade, anche in questo caso, la realtà sta nel mezzo, ma con un’inclinazione netta verso l’opportunità.
Secondo il recente report del World Economic Forum, entro il 2027 si perderanno circa 92 milioni di posti di lavoro, ma se ne creeranno oltre 170 milioni. Il saldo, dunque, è positivo e il messaggio sembra molto chiaro: il lavoro non è destinato a estinguersi, ma solo a trasformarsi, le mansioni cambieranno e le competenze anche.
Il vero nodo della questione, allora, non riguarda tanto l’idea di prepararsi a un futuro distopico, in cui tenersi stretto il lavoro che si ha, con le unghie e con i denti, quanto più che altro di attrezzarsi per un presente che evolve rapidamente e pone al centro della scena i nuovi lavori che emergeranno.
I ruoli più esposti all’obsolescenza riguardano soprattutto attività ripetitive, codificabili, standardizzate, come addetti alla contabilità, impiegati d’ufficio, operatori manuali.
Parallelamente, però, cresceranno figure ibride, capaci di dialogare con la tecnologia e guidarla, piuttosto che subirla.
Tra le professioni in maggiore ascesa troviamo infatti data analyst, esperti in intelligenza artificiale, ingegneri del machine learning, specialisti in trasformazione digitale, consulenti di business analytics. Tutti ruoli che richiedono una combinazione solida tra competenze tecniche e capacità trasversali, quali problem solving, pensiero critico, adattabilità, visione strategica.
La domanda che ogni professionista deve porsi, alla luce di questo scenario, riguarda allora le competenze più utili da acquisire per restare rilevante nel proprio comparto lavorativo.
L’impatto dell’IA, di fatto, è trasversale e non si limita a un fenomeno che colpisce solo le big tech o le high tech. Dalla sanità alla finanza, dalla logistica all’agroalimentare, ogni settore ha bisogno di professionisti in grado di interpretare i dati, costruire modelli predittivi, ottimizzare processi decisionali.
In un contesto così dinamico, che sta attraversando una trasformazione profonda e molto rapida, trova spazio la formazione avanzata come principale investimento strategico, per riaffermarsi nel proprio campo professionale attuale e futuro.
L’approccio da seguire, però, deve essere ben diverso dal semplice aggiornamento di competenze, è necessario adesso sviluppare un mindset analitico e aperto all’innovazione.
Per questa ragione, sempre più professionisti scelgono percorsi strutturati, verticali e al tempo stesso multidisciplinari, capaci di offrire strumenti concreti ma anche un approccio mentale orientato a una visione prospettica delle tendenze future.
Sono tanti gli enti e le scuole che stanno lanciando programmi di formazione dedicati all’Intelligenza Artificiale, in cui si affrontano i rudimenti del machine learning e le varie piattaforme su cui sfruttarla.
La differenza reale, però, risiede tutta nella qualità del percorso, in quell’approccio che sposa, appunto, nozioni teoriche e strumenti concreti per orientare al meglio il proprio mindset, in poche battute.
In master in intelligenza artificiale di 24ORE Business School si configura come una risposta concreta per chi vuole giocare un ruolo attivo nel futuro del lavoro, non solo per i contenuti aggiornati e l’approccio pratico, ma soprattutto per la capacità di formare figure professionali pronte a inserirsi nei ruoli emergenti della data economy.
Per meglio venire incontro alle esigenze dei professionisti che desiderano formarsi seguendo un percorso ben strutturato, ma hanno comunque il loro lavoro da portare avanti, il master si articola in formula part-time ibrida.
Focalizzandosi sulle tematiche di gestione dei big data, i moduli coprono tutto il ciclo delle informazioni, dal data collection, data visualization, machine learning, fino agli algoritmi di AI e gli strumenti di business intelligence.
A questi, poi, si affiancano i contenuti più strategici, legati al contesto aziendale, come decision making, etica dell’IA, data-driven strategy, fino all’impatto dell’AI nella governance e nel marketing.
Una delle caratteristiche distintive del programma resta però l’equilibrio tra formazione tecnica e approccio business oriented. Il professionista che termina il percorso, dunque, non è solo un data scientist, ma è capace di usare i dati per creare valore, prendere decisioni e trasformare i processi.
Ecco allora che, di fronte a un mondo che cambia, la reazione più naturale è il disorientamento, ma ogni transizione porta con sé un’opportunità, soprattutto per chi ha il coraggio di anticiparla. In questo caso, l’opportunità si chiama formazione.
Investire in un master come quello proposto da 24ORE Business School rappresenta un atto di reale investimento su sé stessi, ponendosi come decisori attivi del proprio futuro, capaci di guidare il cambiamento, piuttosto che subirlo.