Il 14 giugno sembra una data qualsiasi, ma per chi ama le ironie della storia, è un piccolo gioiello. In quel giorno, infatti, sono venuti al mondo due figure agli antipodi della politica, della cultura e forse perfino della visione dell’universo: Ernesto “Che” Guevara e Donald J. Trump.
Che Guevara, nato il 14 giugno 1928 a Rosario, in Argentina, è diventato il volto iconico della rivoluzione. Anticapitalista convinto, medico idealista, comandante guerrigliero e simbolo stampato su milioni di magliette nei negozi… capitalisti. Ironia anche qui.
Per lui, l’uguaglianza sociale era una missione, non uno slogan da campagna elettorale. Ha combattuto a Cuba, cercato rivoluzioni in Congo e Bolivia, ed è morto inseguendo un sogno che – almeno per lui – valeva più della vita stessa.
Donald Trump, nato il 14 giugno 1946 a New York, è diventato imprenditore, star televisiva e infine il 45º presidente degli Stati Uniti. Simbolo del successo finanziario (vero o presunto), delle torri dorate, del reality show trasformato in politica.
La sua rivoluzione? Fatta di tweet, slogan, barriere (fisiche e culturali) e una visione del mondo dove il libero mercato è più sacro della Costituzione.
Che Guevara sognava di eliminare il capitalismo. Trump ha costruito la sua fortuna nel suo cuore pulsante.
Che viveva nella giungla; Trump nei grattacieli.
Che morì giovane e idealista; Trump vive a lungo e… tweetta.
Che lottava per abbattere muri; Trump per costruirli.
Eppure, eccoli lì: nati entrambi il 14 giugno, come se l’universo, in un raro momento di ironia cosmica, avesse deciso di ricordarci che la storia non ha un solo volto, e spesso si diverte a metterli vicini per dispetto.
Forse il 14 giugno dovrebbe essere dichiarato “Giornata mondiale delle contraddizioni umane”.
Un’occasione per riflettere sul fatto che gli opposti non solo si attraggono, ma a volte condividono la stessa torta di compleanno.
E mentre qualcuno brinda a “Hasta la victoria siempre” e qualcun altro a “Make America Great Again”, il calendario ride sotto i baffi.