Nella giornata di martedì 4 giugno, presso l’aula bunker del Tribunale di Napoli, si è concluso uno dei più rilevanti procedimenti giudiziari degli ultimi anni in materia di contraffazione monetaria. Il Giudice per le Indagini Preliminari dell’Ufficio III del Tribunale partenopeo ha pronunciato il dispositivo di sentenza al termine dell’ultima udienza del processo celebrato con rito abbreviato, dichiarando colpevoli 40 imputati per i reati loro ascritti.
La sentenza ha escluso l’aggravante dell’aver agito con l’intento di agevolare l’attività del clan Mazzarella, da tempo egemone nella zona centrale della città, ma ha comunque inflitto pene severissime: complessivamente 138 anni di reclusione, oltre al pagamento delle spese processuali e di custodia, e l’interdizione dai pubblici uffici per tutti i condannati. Il Giudice ha inoltre disposto la confisca e la distruzione dell’intera quantità di monete false sequestrate nel corso delle indagini.
Gli imputati erano stati raggiunti da misure cautelari l’8 aprile 2024, nell’ambito dell’operazione “Partenope”, un’articolata inchiesta coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Napoli e condotta dai militari del Comando Carabinieri Antifalsificazione Monetaria – 2^ Sezione Operativa Napoli (oggi Nucleo Operativo Antifalsificazione Monetaria Napoli).
L’indagine aveva portato all’emissione di un’ordinanza cautelare nei confronti di 63 soggetti, ritenuti a vario titolo responsabili di associazione per delinquere finalizzata alla produzione e vendita di euro contraffatti, anche all’estero, nonché, in due casi, di tentata estorsione.
In quel contesto, anche le autorità francesi intervennero: il personale dell’Office Central pour la Répression du Faux Monnayage eseguì un mandato di arresto europeo nei confronti di un cittadino italiano localizzato sul territorio francese e ritenuto parte del sodalizio criminale.
Dei 63 indagati, 48 furono raggiunti dalla misura cautelare della custodia in carcere, 14 dagli arresti domiciliari e uno dal divieto di dimora nel comune di Napoli.
Il gruppo operava nel cuore di Napoli, nel quartiere Mercato/Pendino, dove aveva allestito in un basso terraneo non solo la propria base logistica ma anche una vera e propria “rivendita” di banconote contraffatte. Le indagini hanno documentato un flusso illecito di valuta falsa per un valore stimato in oltre 6 milioni di euro.
Le attività investigative sono state complesse e prolungate, fondate su pedinamenti, intercettazioni telefoniche e ambientali, osservazioni e sequestri. Le operazioni portarono anche all’arresto in flagranza di sette acquirenti, tre dei quali cittadini francesi pronti a rientrare nel loro Paese con la valuta falsa, segno di una fitta rete distributiva internazionale.
Il sodalizio si presentava come una vera struttura criminale organizzata, con ruoli ben definiti: dai promotori ai custodi, dai corrieri alle vedette, fino ad arrivare a figure apparentemente marginali come gli “addetti alle pulizie” del locale usato per l’attività illecita.
Con questa sentenza si chiude un importante capitolo giudiziario che ha messo a nudo una sofisticata filiera criminale radicata nel tessuto urbano partenopeo, capace di proiettare i propri affari anche oltre i confini nazionali.