In Italia, il volto più tragico della cronaca ha spesso il nome e gli occhi di un bambino. Piccoli innocenti che avrebbero dovuto vivere tra giochi, scuola e carezze, ma che invece hanno conosciuto il dolore, la paura, la solitudine. La loro storia non può essere archiviata come semplice fatto di cronaca nera: è un richiamo costante alla responsabilità collettiva di una società che troppo spesso ha chiuso gli occhi. In questo articolo vogliamo ricordare alcuni dei casi più eclatanti e dolorosi, rendendo omaggio alle giovani vittime e rilanciando l’urgenza di proteggere l’infanzia.
Barbara Sellini e Nunzia Munizzi erano due bambine di 7 e 10 anni che vivevano nel quartiere Ponticelli di Napoli. La sera del 2 luglio 1983, uscirono di casa per incontrare un uomo soprannominato “Gino” o “Tarzan tutte lentiggini”, con l’intenzione di fare un pic nic. Non fecero mai ritorno. Il giorno successivo, i loro corpi furono ritrovati semi-carbonizzati nel greto del torrente Pollena, presentando segni di violenza sessuale e ferite da arma da taglio.
Antonio Giglio aveva solo 3 anni, quando, nel 2013, precipitò dalla finestra della casa della nonna al Parco Verde di Caivano. All’inizio si parlò di una tragica fatalità, ma con il tempo emersero indizi inquietanti. Solo anni dopo, nel 2023, l’inchiesta ha rivelato sospetti più gravi, con un collegamento tra il suo caso e quello di un’altra bambina dello stesso quartiere. La morte di Antonio resta un simbolo della disattenzione verso i segnali di disagio e pericolo che, troppo spesso, vengono ignorati.
Fortuna Loffredo, detta “Chicca”, aveva sei anni quando nel 2014 fu lanciata nel vuoto dallo stesso palazzo dove viveva, al Parco Verde di Caivano. Le indagini hanno rivelato un orrore dietro quell’omicidio: abusi sessuali ripetuti, minacce, silenzi imposti. Il suo assassino è stato condannato, ma la vicenda ha messo in luce una rete di adulti complici o omertosi. Fortuna è diventata il simbolo dell’infanzia violata in ambienti segnati dal degrado, dove anche i bambini vengono trattati come “corpi da nascondere” più che come vite da salvare.
Denise Pipitone aveva 4 anni quando, nel 2004, scomparve a Mazara del Vallo. Il suo volto è simbolo di una battaglia di verità mai conclusa. Il mistero della sua sparizione continua a interrogare l’Italia e rappresenta il dramma di tante famiglie che attendono giustizia.
Tommaso Onofri, rapito a 17 mesi, nel 2006, poi ucciso brutalmente. La sua dolcezza e il suo sguardo innocente hanno scosso l’intero Paese. Il suo caso resta uno dei più dolorosi per la crudeltà e l’ingiustizia subita da un bambino totalmente indifeso.
Le cuginette di Caivano, nel 2023, due bambine di 10 e 12 anni, hanno subito abusi da un gruppo di coetanei e giovani adulti. Il contesto: sempre il Parco Verde, dove le istituzioni avevano già fallito. Il loro caso ha portato a un decreto legge, ma nessun provvedimento può curare la ferita dell’infanzia violata.
Angela Celentano, scomparve il 10 agosto 1996 all’età di tre anni durante una gita con la famiglia e la comunità evangelica sul Monte Faito, in provincia di Napoli. Secondo le testimonianze, Angela si allontanò con un amico di 11 anni per riporre un pallone in auto. A metà strada, l’amico le chiese di tornare indietro, ma da quel momento di lei non si ebbero più notizie .
Loris Andrea Stival, un bambino di 8 anni, scomparve il 29 novembre 2014 a Santa Croce Camerina, in provincia di Ragusa. La madre, Veronica Panarello, denunciò la scomparsa, affermando di averlo accompagnato a scuola. Tuttavia, le insegnanti dichiararono che quel giorno Loris non si era presentato. Il corpo del bambino fu ritrovato nel pomeriggio in un canalone, con segni di strangolamento causati da fascette di plastica .
Le indagini si concentrarono sulla madre, che fornì versioni contrastanti dei fatti. Inizialmente si dichiarò innocente, poi accusò il suocero Andrea Stival di essere l’autore del delitto, sostenendo di aver avuto una relazione con lui. Tali accuse furono ritenute infondate e Veronica Panarello fu condannata in via definitiva a 30 anni di reclusione per omicidio e occultamento di cadavere.
Il delitto di Cogne è uno dei casi di cronaca nera più noti e discussi in Italia. Il 30 gennaio 2002, nella frazione di Montroz, a Cogne (Valle d’Aosta), il piccolo Samuele Lorenzi, di appena tre anni, fu trovato morto nel letto dei genitori, colpito ripetutamente alla testa con un oggetto contundente mai ritrovato. La madre, Annamaria Franzoni, fu condannata in via definitiva per l’omicidio del figlio.
Oltre ai nomi noti, esistono centinaia di bambini le cui storie non fanno notizia. Bambini trascurati, picchiati, abusati, vittime di tratta o costretti ad assistere alla violenza domestica. Le statistiche parlano chiaro, ma dietro ogni numero c’è una vita che non ha avuto il diritto di fiorire.
Ogni bambino maltrattato è un fallimento collettivo. Ricordare queste vittime è un gesto di memoria, ma anche una chiamata all’azione. La giustizia, la scuola, i servizi sociali, la politica, le famiglie: tutti devono essere parte di una rete di protezione vera e concreta.