Il 4 giugno si celebra in tutto il mondo la Giornata Internazionale dei Bambini Innocenti Vittime di Aggressioni, istituita dalle Nazioni Unite nel 1982, in risposta all’orrore delle violenze subite dai bambini palestinesi e libanesi durante il conflitto in Medio Oriente. A oltre quarant’anni da quella dichiarazione, la realtà dei bambini vittime della guerra e della violenza resta tragicamente attuale.
Un bilancio che pesa come una condanna
Secondo il Rapporto 2023 del Segretario Generale delle Nazioni Unite sui bambini nei conflitti armati, i numeri sono drammatici: 8.630 bambini sono stati uccisi o mutilati, con un incremento del 5% rispetto all’anno precedente.
7.622 bambini sono stati reclutati o impiegati come combattenti, messaggeri, spie o in altri ruoli all’interno di gruppi armati.
1.166 bambini hanno subito violenze sessuali, e tra questi, le ragazze costituiscono il 99% delle vittime.
Dietro a queste cifre si celano storie di vite spezzate, infanzie negate, traumi profondi e spesso irreversibili. Bambini costretti a crescere in un mondo dove la violenza è quotidiana, dove le scuole vengono bombardate e i giochi sostituiti da armi.
Il messaggio dell’ONU è chiaro e accorato: “I bambini non sono un target.” Eppure, continuano a essere esposti a violenze inaudite. La maggior parte delle violazioni si verifica in paesi dilaniati da guerre civili o internazionali, come Yemen, Siria, Somalia, Repubblica Democratica del Congo, Afghanistan e Ucraina.
In molti di questi scenari, i bambini non sono solo vittime collaterali, ma veri e propri obiettivi di strategie militari, rapiti, indottrinati, abusati. E spesso, queste violazioni avvengono nel silenzio, lontano dai riflettori dei media internazionali.
In questa giornata, l’appello dell’ONU risuona forte e urgente: “I bambini hanno bisogno di pace e protezione. Non possono essere le vittime dimenticate dei conflitti armati.”