E’ finito nuovamente in manette, stavolta non da boss, ma da collaboratore di giustizia, Ciro Sarno, noto come ‘o Sindaco, insieme ai fratelli Vincenzo (alias Cavalluccio) e Pasquale (detto Gio-gio), al cugino Giuseppe (noto come Caramella) e a suo figlio Antonio. L’operazione, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Firenze, ha portato a dodici misure cautelari, inclusi arresti domiciliari e interdizioni da incarichi direttivi .
Ciro Sarno emerse come figura di spicco nel quartiere Ponticelli di Napoli dopo il terremoto del 1980, guadagnandosi il soprannome ‘o Sindaco quanto capillare fosse il potere che esercitava sul territorio. Negli anni successivi, consolidò il potere del clan Sarno, rendendolo una delle organizzazioni camorristiche più influenti dell’area orientale di Napoli, riuscendo ad espandere il giro d’affari dall’entroterra vesuviano fino alla periferia occidentale di Napoli, attraverso una serie di alleanze strategiche, in primis quella con i Misso-Mazzarella.
Nel 1989, Ciro Sarno fu arrestato con l’accusa di essere il mandante della strage del bar Sayonara, in cui persero la vita sei persone, di cui quattro persone innocenti. Dopo ulteriori arresti e condanne, nel 2009 decise di collaborare con la giustizia, seguendo l’esempio di altri membri della famiglia, complice il percorso scolastico avviato nel carcere di Spoleto e che lo aveva avvicinato all’arte. Questo segnò un apparente declino del clan Sarno, con la perdita di controllo su Ponticelli e l’ascesa di nuovi gruppi criminali.
Nonostante la collaborazione con la giustizia, recenti indagini hanno rivelato che i fratelli Sarno avrebbero tentato di riorganizzare le attività del clan in Toscana e in Liguria, le località nelle quali vivevano da collaboratori di giustizia, sotto la tutela dello Stato. Sfruttando la reputazione criminale acquisita a Napoli, avrebbero cercato di infiltrarsi nel settore del trasporto di rifiuti tessili, collaborando con imprenditori locali. Le accuse includono associazione per delinquere finalizzata a reati fiscali, estorsione aggravata dal metodo mafioso, autoriciclaggio e violazioni delle norme sull’immigrazione.