Nel 2025, l’Italia ha assistito a un drammatico aumento delle morti sul lavoro, con un impatto particolarmente grave tra i giovani. Nei primi tre mesi dell’anno, sono stati registrati 205 decessi legati al lavoro, segnando un incremento dell’8,37% rispetto allo stesso periodo del 2024 .
Tra le vittime più giovani, spicca la tragica storia di Daniel Tafa, un operaio di 22 anni originario di Vajont (Pordenone). Il 25 marzo, mentre lavorava alla Stm di Maniago, è stato colpito alla schiena da una scheggia incandescente durante l’operazione di una macchina per stampaggio, perdendo la vita sul colpo.
Un altro giovane, Francesco Stella, 38 anni di Lamezia Terme, è stato la prima vittima sul lavoro del 2025. Il 3 gennaio, è precipitato da un’altezza di sei metri mentre lavorava su un’impalcatura in un’azienda di profilati a San Pietro Lametino.
A Giussano (Monza e Brianza), il 14 gennaio, un operaio di 32 anni è deceduto dopo essere caduto dal tetto di un capannone industriale, segnando la prima vittima sul lavoro in Lombardia per l’anno.
Particolarmente allarmante è l’aumento degli incidenti tra gli studenti coinvolti nei percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento (PCTO). Nel primo trimestre del 2025, si sono verificati 600 infortuni legati all’alternanza scuola-lavoro, con cinque decessi, rispetto ai due registrati nello stesso periodo del 2024 .
Tra i casi più gravi, il 27 febbraio, Samuele, uno studente di 17 anni di Rieti, ha subito una grave frattura al braccio destro mentre lavorava al tornio durante le ore di PCTO presso l’Istituto Tecnico Rosatelli.
Il 10 gennaio 2025, Patrizio Spasiano, un tirocinante di 19 anni originario di Secondigliano, ha perso la vita a seguito di una fuga di ammoniaca durante un intervento di manutenzione presso l’azienda Frigocaserta di Gricignano d’Aversa. Patrizio, che guadagnava solo 500 euro al mese, stava cercando di costruirsi un futuro attraverso il lavoro.
La sua morte ha suscitato una forte reazione pubblica: manifestazioni sono state organizzate in diverse città italiane, e studenti hanno simbolicamente intitolato piazze al suo nome per chiedere verità e giustizia.
L’ultimo episodio pochi giorni fa, lo scorso sabato 17 maggio: Anna Chiti, una studentessa di 17 anni dell’Istituto Nautico di Venezia, è morta nel suo primo giorno di lavoro su un catamarano turistico nella laguna veneziana. Secondo le ricostruzioni, durante le operazioni di ormeggio, una cima si è impigliata nell’elica del catamarano, trascinandola in acqua e causandone la morte.
Il padre di Anna, Umberto Chiti, ha espresso la sua rabbia e dolore, dichiarando che la figlia era stata assunta per le sue competenze linguistiche e non avrebbe dovuto partecipare a manovre nautiche. Ha inoltre sottolineato la mancanza di personale adeguato a bordo e l’assenza di un contratto formale per la figlia .
Le autorità stanno indagando sull’incidente, esaminando le registrazioni delle telecamere di sorveglianza e interrogando l’equipaggio e i passeggeri presenti. La Procura di Venezia ha aperto un’inchiesta per chiarire le circostanze della tragedia e verificare eventuali responsabilità.
Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha definito le morti sul lavoro “uno scandalo inaccettabile per un Paese civile” e ha sottolineato l’urgenza di interventi concreti per prevenire queste tragedie.
Nonostante le promesse istituzionali, la legge di bilancio approvata a fine 2024 ha previsto tagli significativi ai fondi destinati alla sicurezza sul lavoro, con una riduzione di 7,9 milioni di euro nei prossimi tre anni.