Il 13 maggio 1981 è una data scolpita nella memoria collettiva della Chiesa cattolica e del mondo intero. In Piazza San Pietro a Roma, durante l’udienza generale del mercoledì, il papa Giovanni Paolo II viene colpito da due proiettili sparati dal giovane turco Mehmet Ali Ağca. Nonostante le ferite gravi all’addome, alla mano sinistra e al braccio destro, il pontefice riesce a sopravvivere all’attentato, un evento che sarà interpretato da lui stesso come un intervento miracoloso della Vergine di Fátima.
L’attentatore, Mehmet Ali Ağca, era un membro del gruppo terroristico turco dei Lupi Grigi e aveva già una storia di crimini e omicidi alle spalle. Dopo l’attentato, viene immediatamente arrestato e successivamente condannato all’ergastolo in Italia. Il movente dell’attentato resta avvolto nel mistero, alimentando numerose teorie complottiste che coinvolgono servizi segreti internazionali e poteri politici dell’epoca.
Durante il lungo ricovero presso il Policlinico Gemelli, Giovanni Paolo II si dimostra straordinariamente sereno e perdona pubblicamente il suo aggressore. Nel 1983, incontra Ağca in carcere, un incontro toccante che diventa simbolo di riconciliazione e perdono. Questo gesto contribuirà a rafforzare l’immagine di Giovanni Paolo II come un pontefice di grande carisma e spiritualità.
L’attentato avviene esattamente il 13 maggio, anniversario della prima apparizione mariana a Fátima nel 1917. Giovanni Paolo II ritiene che la Vergine di Fátima abbia protetto la sua vita, devotamente convinto che la Madonna abbia deviato la traiettoria del proiettile per salvarlo. In segno di gratitudine, nel 1982, il pontefice visiterà il Santuario di Fátima per ringraziare la Madonna, offrendo la pallottola che lo aveva colpito, la quale sarà incastonata nella corona della statua della Vergine.
Ancora oggi, il 13 maggio resta una data di grande significato spirituale e simbolico per la Chiesa cattolica.