La precarietà lavorativa è una delle principali sfide del mercato del lavoro italiano. Con il termine “lavoro precario” si indicano quelle forme di impiego caratterizzate da instabilità contrattuale, bassa retribuzione, mancanza di tutele e difficoltà di pianificazione futura. Alcuni settori sono particolarmente colpiti da questa realtà.
I settori più esposti
Servizi di ristorazione e turismo: Camerieri, cuochi stagionali, addetti alle pulizie in hotel e personale dei villaggi turistici sono spesso assunti con contratti a tempo determinato, stagionali o tramite agenzie interinali.
Logistica e consegne: I rider e gli addetti alla logistica (corrieri, magazzinieri) lavorano spesso con contratti di collaborazione o come partite IVA, con turni irregolari e bassa protezione sociale.
Commercio e grande distribuzione: Cassiere, commessi e scaffalisti spesso lavorano part-time, con contratti a termine o in apprendistato, anche dopo anni di esperienza.
Settore culturale e spettacolo: Musicisti, attori, tecnici e operatori culturali sono spesso pagati a prestazione, senza garanzie di continuità lavorativa o previdenziale.
Assistenza e cura: Badanti e assistenti domiciliari, in gran parte donne straniere, lavorano frequentemente senza contratto regolare e in condizioni di vulnerabilità.
Secondo i dati forniti dall’ISTAT, nel quarto trimestre del 2024 il numero di occupati è aumentato di 170.000 unità (+0,7%) rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, raggiungendo un totale di circa 23,98 milioni di occupati. Questo incremento è stato principalmente dovuto all’aumento dei dipendenti a tempo indeterminato (+118.000) e degli autonomi (+46.000), mentre si è registrata una diminuzione dei dipendenti a termine (-180.000) .
Il tasso di occupazione per la fascia di età 15-64 anni è salito al 62,3%, con un aumento di 0,2 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Il tasso di disoccupazione è sceso al 6,1%, mentre il tasso di inattività è aumentato al 33,5% .
Cause principali della precarietà
Flessibilizzazione del mercato del lavoro e diffusione di contratti atipici (co.co.co., stage, tirocini, contratti a chiamata).
Pressione per ridurre i costi del lavoro, soprattutto in settori a bassa marginalità.
Debolezza della contrattazione collettiva e diffusione di forme di lavoro grigio o nero.
La precarietà riduce la qualità della vita e le prospettive di crescita personale e professionale. Limita l’accesso al credito, all’acquisto di una casa, alla possibilità di formare una famiglia. A livello macroeconomico, comporta instabilità dei consumi, minor contributo al sistema previdenziale e maggiore esposizione alla povertà lavorativa.