Il 3 dicembre 2024, la Corte d’Assise di Venezia ha condannato Filippo Turetta all’ergastolo per l’omicidio premeditato della sua ex fidanzata, Giulia Cecchettin, avvenuto l’11 novembre 2023 a Fossò.
Nonostante la brutalità del crimine e le decine e decine di coltellate inferte a Giulia, la corte ha escluso le aggravanti della crudeltà e dello stalking, ritenendo che l’efferatezza dell’atto fosse attribuibile all’inesperienza dell’imputato piuttosto che a una volontà deliberata di infliggere sofferenze aggiuntive.
Questa decisione ha profondamente ferito la famiglia Cecchettin. Lo zio di Giulia, Andrea Camerotto, ha commentato amaramente: «76 coltellate, anziché 75», sottolineando come la sentenza rappresenti un ulteriore dolore per la famiglia.
Il padre di Giulia, Gino Cecchettin, ha espresso la sua delusione, affermando che la violenza di genere non si combatte solo con le pene, ma con la prevenzione e un cambiamento culturale profondo. Ha dichiarato: «Abbiamo perso tutti come società. Nessuno mi ridarà indietro Giulia».
Oltre alla condanna all’ergastolo, Turetta è stato condannato al pagamento di risarcimenti provvisionali: 500.000 euro al padre di Giulia, 100.000 euro ciascuno ai fratelli Elena e Davide, e 30.000 euro ciascuno alla nonna Carla Gatto e allo zio Alessio.
Il caso ha suscitato un ampio dibattito nazionale sul femminicidio e la violenza contro le donne in Italia. Nel 2024, sono state uccise 101 donne, molte delle quali per mano di partner o ex partner. La famiglia Cecchettin, nel tentativo di trasformare il dolore in impegno civico, ha fondato la Fondazione Giulia Cecchettin, dedicata alla lotta contro la violenza di genere.