Daniel Zamudio è diventato un simbolo della lotta contro l’omofobia in Cile. Nato il 3 agosto 1987 a Santiago, era il secondo di quattro figli. La sua omosessualità divenne evidente alla famiglia tra i 13 e i 14 anni, e lui stesso la riconobbe apertamente a 17 anni. Dopo la separazione dei genitori, visse con la madre e la nonna. A 17 anni, affrontò una profonda depressione a seguito del suicidio della sua migliore amica, portandolo a interrompere gli studi superiori. A 24 anni, lavorava in un negozio di abbigliamento con l’obiettivo di finanziare studi di modellismo o teatro, aspirando a una carriera nel mondo della comunicazione e a formare una famiglia.
Il 2 marzo 2012, Daniel fu brutalmente aggredito nel Parque San Borja di Santiago da quattro individui presumibilmente legati a gruppi neonazisti. L’attacco, durato diverse ore, incluse percosse, ustioni con sigarette e incisioni di svastiche sul corpo. Ricoverato in condizioni critiche, Daniel lottò per la vita per 25 giorni prima di morire il 27 marzo 2012.
La sua tragica morte scosse profondamente la società cilena, portando all’approvazione, dopo sette anni di dibattiti parlamentari, della prima legge antidiscriminazione del paese nel maggio 2012. Inoltre, nel 2014, fu inaugurato il Memorial por la Diversidad Daniel Zamudio Vera nel Cimitero Generale di Santiago, in onore delle vittime di violenza omofobica in Cile.
La storia di Daniel ha ispirato diverse opere culturali, tra cui il film “Nunca vas a estar solo” diretto da Álex Anwandter nel 2016, che esplora le conseguenze della discriminazione e della violenza omofobica.
Il ricordo di Daniel Zamudio continua a essere un potente richiamo alla necessità di combattere l’omofobia e promuovere una società più inclusiva e rispettosa della diversità.