Ogni anno il 21 marzo la rete Libera, fondata da don Luigi Ciotti, ricorda con una cerimonia pubblica e ufficiale le vittime innocenti di tutte le mafie. Secondo Nando Dalla Chiesa, professore universitario, docente di Sociologia della criminalità organizzata all’università di Milano, figlio del Generale Carlo Alberto, ucciso da Cosa Nostra il 3 settembre 1982: «Il cuore originario dell’identità dell’associazione (Libera ndr.) sta – come scrive nel libro Manifesto dell’Antimafia (Einaudi 2014) – nella scelta di organizzare, sostenere, incoraggiare le vittime della mafia al punto che il momento più alto e solenne della sua attività annuale è notoriamente la pubblica recitazione dell’infinito elenco delle vittime di mafia (…) in una città italiana sempre diversa, meta nel primo giorno di primavera di una grande manifestazione nazionale». La lettura, che conclude un corteo snodato per le vie della città prescelta, avviene attraverso le voci di associazioni e figure istituzionali impegnate nel diffondere cultura e impegno contro le mafie.
PERCHÉ I NOMI
«Alla prima commemorazione della strage di Capaci», racconta don Luigi Ciotti, «si citarono Giovanni Falcone e la moglie Francesca Morvillo e poi gli uomini della scorta, come un gruppo inanimato. Accanto a me c’era una donna vestita di nero in lacrime che in quel momento scosse con forza il mio braccio: “Perché” mi chiese piangendo “perché nessuno dice mai il nome di mio figlio?” Era la mamma di Antonio Montinaro», che con Rocco Dicillo e Vito Schifani è morto a Capaci nella disintegrazione della prima auto blindata del convoglio nel quale viaggiava Falcone, colpita in pieno dall’esplosivo. «Quella domanda: perché nessuno dice mai il nome di mio figlio, perché dicono sempre “la scorta” e nessuno ricorda i loro nomi? ha acceso in me una lampadina, illuminando il bisogno di ridare alle vittime di mafia i loro nomi perché ne resti il ricordo, perché non muoiano definitivamente anche alla memoria e alla coscienza collettiva».
Dal 1996 Libera si impegna a ricordare quei nomi, da quel bisogno di ricordo è nato l’elenco dei nomi delle vittime innocenti letto in pubblico, un gesto in apparenza semplice, ma che richiedeva non solo di concepirne l’idea, ma anche organizzazione, contatti, e che «è diventato realtà grazie ruolo decisivo che ha avuto la determinazione di Saveria Antiochia, mamma di Roberto, agente di Polizia ucciso con Ninni Cassarà nell’agguato teso da Cosa nostra il 6 agosto del 1985»: ne è nato un lungo elenco che non smette di crescere. La prima volta (nella foto, 1996) l’organizzazione è stata minimalista: un piccolo palco e un elenco recitato. Via via coinvolgendo tante associazioni, studenti, attivisti, l’organizzazione si è fatta di anno in anno più complessa e partecipata.
NEL 2017 LA LEGGE E L’UFFICIALITÀ
Con la legge n.20 dell’8 marzo 2017 lo Stato ha riconosciuto il giorno 21 marzo quale «Giornata nazionale della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime delle mafie». In quell’occasione della giornata «gli istituti scolastici di ogni ordine e grado promuovono, nell’ambito della propria autonomia e competenza nonché delle risorse disponibili a legislazione vigente, iniziative volte alla sensibilizzazione sul valore storico, istituzionale e sociale della lotta alle mafie e sulla memoria delle vittime delle mafie. Al fine di conservare, rinnovare e costruire una memoria storica condivisa in difesa delle istituzioni democratiche, possono essere altresì organizzati manifestazioni pubbliche, cerimonie, incontri, momenti comuni di ricordo dei fatti e di riflessione, nonché iniziative finalizzate alla costruzione, nell’opinione pubblica e nelle giovani generazioni, di una memoria delle vittime delle mafie e degli avvenimenti che hanno caratterizzato la storia recente e i successi dello Stato nelle politiche di contrasto e di repressione di tutte le mafie. Le iniziative previste dal presente comma sono organizzate nell’ambito delle risorse umane, finanziarie e strumentali disponibili a legislazione vigente e comunque senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica».
LA SCELTA DEL 21 MARZO
Nella storia della Repubblica sono diverse le date simboliche in cui accade di commemorare vittime e di fare memoria: tra queste ci sono il 23 maggio, giorno della strage di Capaci, in cui si celebra la Giornata della Legalità, e il 9 maggio, anniversario di Aldo Moro, Giorno della memoria delle vittime del terrorismo, interno e internazionale, e delle stragi di tale matrice. A differenza di queste giornate connesse con l’anniversario di un evento luttuoso che ha particolarmente colpito, nel caso del 21 marzo si è fatta una scelta simbolica: il primo giorno di primavera. Decisione che don Luigi Ciotti ha raccontato così nel libro L’amore non basta, Giunti, 2020: «Avevamo scelto il primo giorno di primavera proprio per dare il senso di un impegno di lungo periodo. È a primavera che si gettano i semi, anche i semi di speranza, sapendo che andranno poi coltivati, con fatica, perizia e passione, perché diano frutto».
QUANTE SONO LE VITTIME DI MAFIA
Dal 1861 al 2024 Libera ha censito 1081 nomi. Gli ultimi 12 sono stati aggiunti rispetto all’elenco del 2023. «Dodici storie», spiega il sito ufficiale di Libera, «di cui siamo venuti a conoscenza grazie alle segnalazioni di tanti cittadini e cittadine, che scavando nella memoria dei propri territori, hanno contribuito a farle riemergere dall’oblio». La maggior parte di questi nuovi ingressi risale agli anni Settanta – Novanta del Novecento, alcune sono più vecchie. Una riguarda Francesco Pio Maimone 18 anni, «ucciso da un colpo di pistola vagante il 20 marzo 2023 agli chalet di Mergellina, sul Lungomare di Napoli. Il gip del Tribunale di Napoli, su richiesta della Dda partenopea, ha disposto il carcere per quattro ragazzi, mentre per tre ragazze sono stati disposti gli arresti domiciliari. Sono accusati, a vario titolo, di detenzione di armi comuni da sparo e favoreggiamento, reati aggravati anche dalle modalità mafiose». Ogni anno, nuove risultanze processuali e qualche innocente che finisce in un agguato che poi si rivela mafioso arricchiscono l’elenco. Il bisogno di specificare vittime “innocenti” è il portato della consapevolezza che nella storia della faide di criminalità organizzata anche tanti mafiosi sono caduti, occorre nel ricordare le vittime operare una distinzione aliena da ogni ambiguità, alla larga dal rischio di ingenerare confusioni o indirette consacrazioni di figure dai trascorsi opachi.