Il caso di Chiara Poggi è uno dei più discussi e controversi della cronaca italiana. Il suo omicidio, avvenuto nel 2007 a Garlasco (Pavia), ha segnato profondamente l’opinione pubblica e il sistema giudiziario italiano, con un iter processuale lungo e complesso che ha portato alla condanna di Alberto Stasi, il suo fidanzato dell’epoca. Ancora oggi, il caso continua a far parlare di sé con nuovi sviluppi e interrogativi irrisolti.
Chiara Poggi era una giovane donna di 26 anni, laureata in Economia e Commercio all’Università Bocconi di Milano. Dopo gli studi, lavorava come impiegata in una casa editrice e viveva con la sua famiglia a Garlasco, un tranquillo comune in provincia di Pavia.
Chi la conosceva la descriveva come una ragazza solare, intelligente, riservata e molto legata alla sua famiglia. Il suo fidanzato, Alberto Stasi, era uno studente universitario, con cui aveva una relazione da circa quattro anni.
La sua vita sembrava scorrere serena fino a quel giorno d’agosto che sconvolse per sempre la sua famiglia e la comunità locale.
Il Delitto di Garlasco
La mattina del 13 agosto 2007, Chiara Poggi era sola in casa. I suoi genitori erano partiti per le vacanze e suo fratello Marco si trovava fuori città.
Poco dopo le 12:30, Alberto Stasi chiama il 118 dichiarando di aver trovato il corpo senza vita di Chiara. Quando i soccorsi arrivano nella villetta di famiglia, trovano la giovane stesa sulle scale interne, con evidenti ferite alla testa e una pozza di sangue ai suoi piedi.
Chiara era stata brutalmente uccisa con un oggetto contundente, probabilmente un martello o un altro strumento simile. Non c’erano segni di effrazione, né la casa risultava essere stata messa a soqquadro. Sembrava un omicidio mirato, compiuto da qualcuno che conosceva la vittima.
Le Prime Indagini e i Sospetti su Alberto Stasi
Le indagini si concentrarono immediatamente su Alberto Stasi, l’unica persona che aveva scoperto il cadavere e che non sembrava particolarmente sconvolto dalla tragedia.
Gli investigatori notarono delle incongruenze nel suo racconto. In particolare, non c’erano tracce di sangue sulle sue scarpe o sui suoi vestiti, nonostante avesse attraversato una scena del crimine con molto sangue.
Il suo alibi risultava incerto: dichiarava di essere stato a casa a lavorare sulla tesi di laurea, ma l’analisi del suo computer sollevò dubbi su eventuali manomissioni degli orari di accesso ai file.
L’arma del delitto non fu mai trovata, rendendo difficile stabilire la dinamica esatta dell’omicidio.
Questi elementi portarono gli inquirenti a considerarlo il principale sospettato.
L’iter processuale
Alberto Stasi fu processato e assolto due volte, nel 2009 e nel 2011, per insufficienza di prove. La difesa sostenne che non vi erano elementi concreti per collocarlo sulla scena del crimine nell’orario dell’omicidio.
Tuttavia, la famiglia Poggi non si arrese e continuò a chiedere giustizia, convinta che le indagini non avessero fatto piena luce sulla vicenda.
La condanna
Nel 2014, nuove analisi scientifiche cambiarono il corso del processo. Furono trovate tracce di DNA di Chiara sulle scarpe di Stasi, suggerendo che l’imputato fosse entrato in contatto con il sangue della vittima.
Le nuove perizie stabilirono che Stasi non poteva aver attraversato la scena del crimine senza sporcarsi di sangue, come invece dichiarava.
Un testimone affermò di aver visto un ragazzo in bicicletta nei pressi della casa di Chiara la mattina dell’omicidio, compatibile con la descrizione di Stasi.
Sulla base di queste nuove prove, nel 2015 la Corte d’Appello di Milano condannò Stasi a 16 anni di carcere per omicidio volontario, sentenza poi confermata in Cassazione nel 2017.
Nuove ipotesi investigative
Nonostante la condanna definitiva, il caso continua a far discutere. Alcuni elementi non del tutto chiariti hanno portato a nuove indagini negli ultimi anni.
Nel 2025, una nuova perizia ha rilevato tracce di DNA sotto le unghie di Chiara Poggi, attribuite ad Andrea Sempio, un amico del fratello della vittima. Questo ha portato la Procura di Pavia a riaprire il caso, inserendo Sempio nel registro degli indagati.
Se queste nuove analisi porteranno a una revisione della condanna di Stasi o a un allargamento delle indagini ad altri possibili responsabili è ancora da vedere.
Un Caso Ancora Aperto?
Il caso di Chiara Poggi è uno dei più emblematici della giustizia italiana. Dopo anni di processi, la condanna di Alberto Stasi sembrava aver chiuso definitivamente la vicenda, ma le nuove scoperte potrebbero cambiare tutto.
Oggi, a distanza di quasi 18 anni dall’omicidio, il caso potrebbe riservare ancora nuove sorprese.