Le Vele di Scampia, storiche costruzioni di edilizia popolare nella periferia nord di Napoli, sono state per decenni il simbolo di degrado, criminalità e abbandono istituzionale. Il loro abbattimento, avvenuto progressivamente negli anni, rappresenta un passo fondamentale nel processo di rigenerazione urbana del quartiere, volto a restituire dignità e sicurezza ai suoi abitanti.
La storia delle Vele: dal sogno alla realtà distorta
Le Vele furono costruite tra il 1962 e il 1975 su progetto dell’architetto Franz Di Salvo, con l’idea di creare un quartiere moderno, ispirato ai principi dell’architettura razionalista e funzionale. Le strutture, caratterizzate dalla forma piramidale e da grandi spazi aperti, avrebbero dovuto favorire la socialità e la vivibilità degli abitanti.
Tuttavia, il progetto si rivelò presto un fallimento. L’assenza di servizi, l’elevata densità abitativa e la mancanza di manutenzione trasformarono le Vele in ghetti urbani. Negli anni ’80 e ’90, con l’emergenza abitativa e il terremoto del 1980, le Vele vennero occupate abusivamente, diventando una roccaforte della criminalità organizzata e una delle piazze di spaccio più grandi d’Europa.
L’inizio della demolizione: la lenta rinascita di Scampia
Già negli anni 2000, l’amministrazione comunale e la Regione Campania iniziarono a pianificare un progetto di abbattimento e riqualificazione urbana, per sostituire le Vele con nuove abitazioni e spazi pubblici. Nel tempo, le Vele sono diventate il simbolo del fallimento delle politiche abitative, nonostante la resilienza degli abitanti che hanno cercato di mantenere viva una comunità in un contesto difficile.
Tuttavia, per decenni il progetto rimase bloccato tra burocrazia, difficoltà economiche e resistenze locali.
L’abbattimento delle Vele rientra nel progetto “Restart Scampia”, finanziato con circa 120 milioni di euro tra fondi statali ed europei. L’obiettivo è trasformare il quartiere in un polo di sviluppo sostenibile, con nuove abitazioni, spazi verdi, scuole e servizi.
Dei sette edifici iniziali, quattro sono stati demoliti tra il 2020 e il 2024. La Vela Gilla era l’ultima rimasta in piedi e con il suo abbattimento iniziato oggi, lunedì 10 marzo, si chiude un capitolo doloroso della storia della città.
Le reazioni della comunità
L’abbattimento ha suscitato emozioni contrastanti tra gli abitanti di Scampia. Da un lato, molti vedono questo evento come un passo fondamentale per il riscatto del quartiere, dall’altro c’è chi prova nostalgia e teme che il cambiamento possa portare all’ennesima promessa non mantenuta.
Le istituzioni, però, assicurano che il progetto andrà avanti e che il futuro di Scampia sarà finalmente diverso, lontano dagli stereotipi che per troppo tempo lo hanno marchiato.
Con la demolizione dell’ultima Vela, Scampia volta pagina. Ora la sfida più grande è costruire un nuovo futuro per il quartiere, basato su inclusione, servizi e opportunità. Il destino di questa area dipenderà dalla capacità delle istituzioni di mantenere le promesse e di rendere la riqualificazione una realtà concreta, per far sì che Scampia non sia più solo un simbolo di degrado, ma un esempio di rinascita urbana.