Il Tribunale per i Minorenni dell’Aquila ha emesso le sentenze nei confronti dei due giovani accusati dell’omicidio di Christopher Thomas Luciani, avvenuto il 23 giugno 2024 a Pescara. I due imputati, all’epoca sedicenni, sono stati condannati rispettivamente a 19 anni e 4 mesi e a 16 anni di reclusione.
L’omicidio si è consumato nel parco “Baden Powell” di Pescara, dove la vittima è stata colpita con 25 coltellate. Le indagini hanno rivelato che il movente dell’aggressione era legato a un debito di circa 70 euro che Luciani doveva a uno degli aggressori.
La vita di Christopher Thomas Luciani è stata segnata fin da subito da difficoltà personali e familiari.
Nato nel 2007, Thomas ha affrontato fin da piccolo situazioni complesse. Abbandonato dai genitori all’età di tre anni, è stato cresciuto dalla nonna, Olga Cipriano, a Rosciano, in provincia di Pescara. Nonostante l’affetto della nonna, la sua adolescenza è stata caratterizzata da sfide significative. Dopo le scuole medie, ha iniziato a frequentare un istituto professionale a Pescara, periodo durante il quale sono emersi alcuni problemi comportamentali. A causa di piccoli reati, è stato inserito in una comunità a Isernia, dalla quale è fuggito pochi giorni prima della sua morte.
Il 23 giugno 2024, il corpo senza vita di Thomas è stato trovato nel parco Baden Powell di Pescara. Secondo le ricostruzioni, il movente sarebbe legato a un debito di droga di circa 200-250 euro. Due coetanei, provenienti da famiglie benestanti, sono stati accusati dell’omicidio. Uno di loro avrebbe consegnato a Thomas 70 euro in anticipo per l’acquisto di hashish, ma la transazione non è mai avvenuta. Dopo aver cercato Thomas per due giorni, lo hanno attirato nel parco, dove è stato colpito con 25 coltellate.
La brutalità dell’omicidio ha scosso profondamente la comunità di Pescara e l’intero paese. Le indagini hanno rivelato dettagli agghiaccianti: dopo il delitto, i due accusati sarebbero andati a fare un bagno al mare, tentando di liberarsi dell’arma del delitto. Questo comportamento ha sollevato interrogativi sulla mancanza di empatia e sul disagio giovanile.
Il processo si è svolto con rito abbreviato a porte chiuse, e la pubblica accusa, rappresentata dal PM Angela D’Egidio, aveva richiesto pene di 20 e 17 anni. Il tribunale ha riconosciuto le aggravanti della crudeltà e dei futili motivi, sottolineando la brutalità dell’atto.
La la nonna Olga Cipriano, che aveva cresciuto Christopher dopo l’abbandono dei genitori, ha espresso il proprio dolore per la perdita. La nonna ha descritto l’ergastolo del dolore subito come qualcosa di inimmaginabile, sottolineando che i ragazzi condannati, pur scontando una pena severa, continueranno a vivere, mentre il suo “Crox” non avrà più la possibilità di farlo.