Associazione camorristica, traffico e spacci odi droga, detenzione di armi ed esplosivi: questi i reati per i quali è stato condannato a 15 anni e 4 mesi di reclusione, Francesco Pio Valda, 21enne rampollo dell’omonimo clan operante nel quartiere napoletano di Barra.
Poco più che maggiorenne aveva ereditato la reggenza del clan di famiglia, in seguito all’arresto di suo fratello Luigi e insieme ad Emmanuel Aprea, giovanissimo esponente del clan che da decenni occupa un ruolo di rilievo nel contesto camorristico barrese, hanno assunto il ruolo di capoclan della cosca Aprea-Valda, fino all’inverno del 2023. Le manette scattano prima per “Aprea junior”, a febbraio, quando viene sorpreso in auto, insieme ad altri tre giovani, in possesso di una pistola, mentre Valda viene arrestato un mese dopo, all’indomani dell’omicidio dell’aspirante pizzaiolo 18enne di Pianura, Francesco Pio Maimone. Un pestone sulla sneakers griffata nei pressi di uno dei tanti chalet di Mergellina, indispettì Valda al punto da estrarre la pistola che aveva in tasca per esplodere diversi colpi ad altezza d’uomo. Un proiettile vagante colpi il giovane Francesco Pio Maimone, malgrado fosse seduto a diversi metri di distanza dal luogo in cui era scoppiata la lite alla quale era completamente estraneo.
La mattina seguente, Valda fu tratto in arresto e da allora non è mai più uscito dal carcere. Malgrado la famiglia Valda fosse già intercettata, le indagini presero il via solo all’indomani dell’omicidio di Mergellina, concorrendo a ricostruire la storia criminale di Francesco Pio Valda che nei mesi precedenti si era reso autore di diverse azioni violente che concorsero a consacrare il suo clan nel quartiere Barra.
In attesa che giunga al termine il processo volto a far luce sull’omicidio di Francesco Pio Maimone per il quale il pm ha chiesto la condanna all’ergastolo per Francesco Pio Valda, il giovane rampollo del clan di Barra, all’età di 21 anni ha incassato una condanna da capoclan, unitamente ad altri familiari e fedelissimi amici.
La nonna Giuseppina Niglio è stata condannata a 9 anni e 2 mesi di carcere, suo fratello Luigi è stato condannato a 11 anni, sua sorella Giuseppina, invece, a 9 anni e 4 mesi. Antonio e Pasquale Saiz, fedelissimi amici di Valda, hanno incassato rispettivamente 9 anni e 4 mesi e 12 anni e 6 mesi; mentre Emmanuel Aprea è stato condannato a 4 anni e 4 mesi.
Una sentenza che ha fatto discutere, in primis perché molti utenti hanno erroneamente pensato che fosse la condanna incassata da Valda per l’omicidio di Maimone e pertanto hanno esternato forti critiche ritenendola una pena esigua, vista l’entità del reato compiuto dal 21enne che invece è stato condannato a 15 anni di reclusione per i reati di cui si è reso autore in veste di boss reggente del clan di famiglia. Ed è soprattutto questo l’elemento che ha diviso l’opinione pubblica, considerando la giovane età di Valda e la foto tornata di recente alla ribalta che lo ritrae in discoteca insieme ad Emmanuel Aprea e al minorenne che oggi sappiamo essere l’assassino di Santo Romano, il 19enne ucciso a San Sebastiano al Vesuvio in circostanze simili a quelle in cui è maturata la morte di Francesco Pio Maimone, a partire dal pretesto della lite: un pestone che ha sporcato una scarpa griffata.
.Una sentenza che consegna un dato di fatto allarmante e che ufficializza il brusco abbassamento dell’età delle reclute della camorra. Al contempo, l’excursus criminale di Valda ben racconta il nuovo trend che spopola tra i giovani aspiranti leader della camorra e pone l’accento su una serie di criticità che sottolineano le lacune ancora tutte da colmare in termini di recupero dei cosiddetti minori a rischio. Quando ha intrapreso la sua ascesa criminale, Valda era uscito da poco dalla comunità alla quale era stato affidato quando, ancora minorenne, era stato condannato per spaccio di droga insieme a suo fratello. Era quindi tornato in quella famiglia che parteggiava con fermezza per la camorra e le sue regole, come dimostrano i dialoghi tra Valda e sua nonna che decantava le lodi di suo padre Ciro, ucciso in un agguato di matrice camorristica e che non si fece scrupoli ad accoltellare sua madre, quando lo portava in grembo, sferrando dei colpi anche al pancione.
Anche per questo l’opinione pubblica si divide tra chi chiede più attività di prevenzione e contrasto e chi, invece, continua ad invocare pene più severe per i minori.