Si chiama “Ciuculill b&b” la struttura ricettiva situata in piazza delle Crocelle ai Mannessi, all’angolo con via Vicaria Vecchia, nel cuore del centro storico di Napoli e che porta il soprannome del ras del rione Conocal Vincenzo Costanzo, ucciso all’età di 26 anni in un agguato di camorra messo a segno in piazza Volturno la sera del 5 maggio del 2023, mentre le strade della città erano gremite di persone che festeggiavano la conquista del terzo tricolore da parte delle società sportiva calcio Napoli.
Un agguato di camorra che gettò sangue e fango sull’evento atteso da oltre trent’anni dal popolo di fede azzurra e che concorse a rafforzare lo stereotipo secondo il quale “i napoletani non sanno festeggiare senza impugnare le armi”. Le prime notizie riportate dai media raccontavano infatti una lite sfociata negli spari, ma una serie di elementi hanno concorso poi a ricostruire lo scenario dell’agguato di matrice camorristica. Come annunciato dal nostro giornale in un articolo pubblicato il 26 aprile del 2023, quindi più di una settimana prima dell’omicidio di Costanzo, nel rione Conocal di Ponticelli fortino dei D’Amico, clan al quale era imparentato e contiguo, la condanna a morte che pendeva sulla testa del ras era una notizia di dominio pubblico.
Non a caso i killer hanno atteso di proposito la festa-scudetto proprio per inscenare un depistaggio, uccidendo il 26enne in un contesto che ben si prestava all’interpretazione della morte scaturita al culmine di una lite tra giovani. Per lo stesso motivo l’agguato è stato compiuto lontano dal quartiere Ponticelli.
La struttura ricettiva che porta il soprannome del ras del rione Conocal di Ponticelli ucciso durante la festa-scudetto sorge proprio accanto a uno delle mete più ambite da turisti e curiosi: il celebre murale di San Gennaro realizzato dallo street artist Jorit a Forcella, a due passi dal Duomo di Napoli.
Il tributo post mortem dedicato a “Ciuculill” conquista il cuore della città di Napoli. Il ricordo di Costanzo, un giovane legato a un clan di camorra e ucciso in un agguato di camorra, aleggia su uno dei luoghi simbolo del centro storico cittadino, meta quotidiana di numerosi turisti che inevitabilmente immortaleranno anche le tendine del B&B nel fotografare il celebre opera di street art realizzata da Jorit proprio sul muro adiacente. Due ciliegie nelle quali sono riportate le inziali del ras e della sua fidanzata sono raffigurate sulla tenda accanto al nome della struttura. Un simbolo che ricostruisce il tatuaggio che i fidanzati avevano condiviso.
La giovane, V.S., che sui social promuove l’apertura dell’attività con tanto di pagina ad hoc, risulta essere l’anima e ideatrice del soggetto. Sulla panchina in piazza Volturno dove, quella sera, Costanzo fu raggiunto dai sicari che lo uccisero, c’era anche lei, oltre ad altri due giovani che probabilmente fungevano da guardaspalle del ras. La ragazza rimase lievemente ferita, raggiunta da uno dei tanti proiettili esplosi all’indirizzo del suo fidanzato al quale ha dedicato la struttura ricettiva.
Una pagina social che mostra gli interni delle camere con bagno e che promuove l’attività proponendo video e stories con tanto di logo in bella mostra.
Chi è Vincenzo Costanzo
Nato e cresciuto nel rione Conocal di Ponticelli, nipote acquisito del boss Antonio D’Amico, fondatore dell’omonimo clan, fin da giovanissimo Vincenzo Costanzo alias Ciculill’ si è messo in evidenza compiendo reati predatori. In seguito al blitz che decapitò il clan di famiglia nel 2016, in assenza di altre figure utili a ricoprire il ruolo di reggente dell’organizzazione, divenne il ras del rione Conocal. Uno status che ha utilizzato per compiere vessazioni principalmente sui civili residenti nel “suo” rione, guardandosi bene dal pestare i piedi ai clan più articolati operanti nel quartiere, consapevole di non disporre della forza militare ed economica per fronteggiarli. “Forte con i deboli, debole con i forti” come spesso accade nello scenario camorristico contemporaneo. Dopo la nascita del legame sentimentale tra le figlie del boss Antonio D’Amico e due giovani legati ai rivali del clan De Micco, lo scenario è radicalmente cambiato. Poco prima di andare incontro alla morte, Costanzo fu messo da parte, in quanto considerato poco affidabile per via delle droghe di cui abusava e soprattutto gli altri giovani della paranza del Conocal temevano che potesse optare per la collaborazione con la giustizia, quando di lì a poco sarebbe stato chiamato a scontare una pena residua in carcere. Non era un segreto che il ras avesse deciso di ritirarsi dalla scena camorristica per investire in un’attività all’estero il denaro che era riuscito a mettere da parte. Una sorta di “premio di buona uscita” raccolto a suon di estorsioni, rapine, spaccio di stupefacenti e molte altre pratiche illecite. Dopo la morte del ras, infatti, tantissimi commercianti e cittadini hanno raccontato le vessazioni subite da Ciuculill’, così come il suo nome è puntualmente menzionato nelle ordinanze di custodia cautelare volte a smascherare le malefatte delle organizzazioni criminali operanti nel quartiere Ponticelli. Quel sogno di una vita normale, lontano da Napoli e dalla camorra, condiviso con la sua compagna, fu infranto dagli spari dei rivali e non è affatto escluso che il B&B nel cuore di via Duomo possa essere stato ristrutturato e arredato proprio investendo quel denaro. Un sentore rafforzato dal ricorrente riferimento al “sogno realizzato” menzionato dalla giovane sui social network.
L’agguato
Poche settimane prima dell’agguato, Costanzo aveva avuto una lite accesa con il boss del “Buvero” nel quartiere Vasto. La figlia del boss si era invaghita di Costanzo e si erano verificati diversi episodi concitati tra la giovane e alcune donne della famiglia D’Amico che non gradivano quel corteggiamento serrato. Dopo un incontro tutt’altro che disteso tra Costanzo e il padre della giovane, vi fu un chiarimento. Costanzo era restio ad uscire di casa, probabilmente le voci che aleggiavano con insistenza nel rione Conocal lo avevano raggiunto ed era consapevole di essere in una posizione scomoda. Quella sera, però, quando il Napoli vinse il terzo scudetto della sua storia, scese in strada insieme agli altri affiliati per festeggiare, probabilmente pensando che la nutrita folla di persone che inondava tutte le vie della città potesse dissuadere i killer dall’entrare in azione. Sui social sono apparsi decine di frame che lo mostrano a bordo di uno scooter insieme ai ragazzi con i quali si accompagnava abitualmente. Poi, quando il gruppo giunse a piazza Volturno, nella zona del Vasto controllata proprio da quello stesso boss con il quale era finito ai ferri corti, Costanzo fu lasciato solo su quella panchina, insieme ad altri due gregari e alla sua fidanzata, mentre gli altri si allontanarono proprio pochi minuti prima dell’arrivo del commando che lo ha ucciso.
La sera seguente, la paranza che lo aveva abbandonato su quella panchina, tornò in piazza Volturno, sul luogo dell’agguato, per compiere una stesa. Intercettati da una volante della polizia, ingaggiarono un inseguimento con una pattuglia che terminò con l‘arresto di Gaetano Maranzino, cugino di Costanzo e di Matteo Nocerino, genero del boss Antonio D’Amico.
Dopo l’omicidio, parenti, amici e affiliati hanno inscenato diversi tributi nel rione Conocal, luogo- simbolo del potere criminale di Costanzo e del clan di famiglia. In occasione del trigesimo, un corteo di moto sfilò tra le strade del Conocal e per le vie del confinante comune di Volla, unitamente a una processione di amici e parenti che indossavano una t-shirt celebrativa sulla quale era stampato il volto del ras. E poi, striscioni, palloncini, in un clima di totale anarchia che vide esponenti della criminalità locale compiere una vera e propria dimostrazione di forza.
Pochi mesi dopo, a settembre del 2023, nell’ambito di una delle tante funzioni religiose in onore della Madonna dell’arco, tra stendardi e la banda musicale, un gruppo di bambini capeggiati dal nipote di Costanzo, depositò la grande cornice in cui era riposta la fotografia del ras ucciso, nella cappella abusiva di famiglia in cui erano custodite le icone di tutti i parenti morti in agguati di camorra. In seguito all’enorme scalpore mediatico che suscitarono le immagini, rilanciate da Napolitan.it, l’altare votivo abusivo presente nel rione Conocal da 20 anni venne abbattuto nell’ambito di un’operazione che vide 300 unità delle forze dell’ordine coinvolte in un’attività ad hoc finalizzata ad effettuare perquisizioni e controlli nel fortino del clan D’Amico.
A distanza di più di un anno e mezzo dall’agguato in cui ha perso la vita, Vincenzo Costanzo torna a far parlare di sé.