Nell’ambito dei servizi predisposti dalla Questura di Napoli per contrastare il fenomeno di detenzione abusiva di armi, la Polizia di Stato ha tratto in arresto un 41enne napoletano, con precedenti di polizia, per detenzione illegale di arma da sparo.
In particolare, gli agenti del Commissariato Ponticelli, nel transitare in via Angelo Camillo De Meis, hanno notato tre soggetti che, alla vista degli agenti, si sono alla fuga, dando il via a un inseguimento. Due persone hanno fatto perdere le proprie tracce, mentre un terzo, dopo aver raggiunto la propria abitazione, ha lanciato dal balcone una pistola, modello Smith e Wesson modello 38 special fornita di 6 cartucce calibro 38.
Tuttavia, il tentativo di disfarsi dell’arma è risultato vano poiché i poliziotti hanno prontamente recuperato la pistola e tratto in arresto il 41enne.
Torna in carcere, quindi, Giovanni De Stefano detto “Giovannone“, fratello di Luisa, ex perno portante del clan di famiglia denominato “pazzignani” e attualmente collaboratrice di giustizia.
“Giovannone” era stato scarcerato da pochi mesi, nel bel mezzo della faida tra i De Micco e il gruppo emergente del rione De Gasperi – suo rione di residenza – capeggiato da Salvatore Montefusco, l’amico e alleato con il quale era stato arrestato e condannato per le estorsioni a Carmine Sarno detto “Topolino”, fratello degli ex boss di Ponticelli. Un vortice di minacce e vessazioni che prese il via proprio contestualmente al pentimento dei fratelli Sarno e che vide il gruppo, nel quale confluirono anche Montefusco e De Stefano, adoperarsi per colmare il vuoto di potere scaturito dall’uscita di scena dei Sarno partendo da una serie di estorsioni a tappeto. Un intento stroncato sul nascere dagli arresti e dalle condanne che ne derivarono. Montefusco fu scarcerato per primo e una volta tornato a Ponticelli ha immediatamente iniziato ad adoperarsi per riprendere a tessere la trama di quel piano finalizzato a portare la sua organizzazione a conquistare un ruolo di spessore nell’ambito del contesto malavitoso locale. “Giovannnone” è tornato a dare man forte all’amico e alleato dopo diversi anni, in virtù dell’aggravamento della pena da scontare in seguito all’aggressione di una guardia penitenziaria.
Una volta tornato nella zona del rione De Gasperi che la sua famiglia sta cercando disperatamente di continuare a controllare – quella compresa tra gli isolati 10 e 15 – Giovanni De Stefano ha trovato una situazione critica, ulteriormente compromessa da un evento inatteso: il pentimento di sua sorella Luisa. Un colpo di scena che ha contribuito a stroncare le velleità condivise dal ras e Montefusco. Malgrado il ritorno di “Giovannone”, i “pazzignani” sono comunque costretti a fare i conti con una sfilza di arresti che hanno indebolito il clan, non ultimo quello di Antonella De Stefano, sorella del ras e di suo marito Michele Damiano, da anni a capo di una delle piazze di droga più redditizie della famiglia. Inoltre, la collaborazione di Luisa De Stefano consegna la consapevolezza che di qui a poco potrebbero scattare le manette per altri parenti a piede libero e che le sue dichiarazioni potrebbero aggravare la condizione dei familiari già reclusi in carcere.
Dopo l’arresto di Salvatore Montefusco e di suo figlio Carmine, avvenuto l’estate scorsa, “Giovannone” e il suo gruppo, prettamente costituito dai nipoti e altri parenti, sono stati costretti ad optare per una politica volta alla prudenza, come spesso è accaduto quando “i pazzignani” sono finiti nel mirino dei rivali che indirizzavano pesanti richieste estorsive in relazione all’attività di spaccio. In situazioni simili, la replica del clan del rione de Gasperi è sempre la stessa: barricarsi in casa e limitare le uscite per sventare il pericolo di agguati o pestaggi.
Negli ultimi tempi, la tensione era schizzata alle stelle in più frangenti, soprattutto da quando la notizia del pentimento di Luisa De Stefano è diventata di dominio pubblico. I De Micco avrebbero imposto ai parenti della collaboratrice di lasciare il quartiere, alla luce del vortice di omicidi di cui fu promotrice per “punire” i Sarno passati dalla parte dello Stato. Una serie di vendette trasversali delle quali furono vittime i parenti estranei alle dinamiche camorristiche, come Mario Volpicelli, cognato degli ex boss che si guadagnava da vivere lavorando come commesso in una merceria, e Giovanni Sarno, fratello dei collaboratori di giustizia, disabile e con problemi di alcolismo. Proprio per questa ragione, i “Bodo” avrebbero imposto ai parenti della De Stefano di lasciare il quartiere. I “pazzignani”, dal loro canto, seguitano a palesare la stessa condotta adottata anche all’indomani del pentimento di Tommaso Schisa, figlio di Luisa De Stefano che per primo decise di passare dalla parte dello Stato. I reduci del clan rimasti a Ponticelli, seguitano a professare fedeltà al credo camorristico, rinnegando le scelte dei parenti collaboratori, seppure questo non sembra più bastare a garantirgli l’immunità agli occhi del clan che attualmente detiene il controllo del territorio e che ha palesemente manifestato la volontà di cancellare ogni traccia della famiglia De Stefano a Ponticelli.
Consapevole di muoversi in questo clima, il ras aveva blindato la sua abitazione dotandola di un sofisticato sistema di videosorveglianza che gli consentiva di monitorare l’intera zona, auspicando così di intercettare anzitempo eventuali incursioni dei rivali. Malgrado il momento di oggettiva difficoltà vissuto dalla sua organizzazione, il ras non ha rinunciato a marcare il territorio, cercando di imporre la sua supremazia almeno ai gestori delle piazze di droga presenti nel “suo” rione, quelle radicate nell’isolato due e tre. Temendo di finire vittima di un agguato, qualora avesse lasciato la sua abitazione per intimare ai signori della droga del rione De Gasperi di corrispondergli una tangente sui proventi dello spaccio, “Giovannone” avrebbe minacciato in più circostanze, in particolare, il ras dell’isolato tre, talvolta anche indirizzandogli dei colpi d’arma da fuoco, approfittando della vicinanza tra l’isolato 15, edificio di residenza di De Stefano e l’isolato tre nel quale imperversa il supermarket della droga gestito da Pasquale Tarallo detto ‘a ceccia.
La presenza del ras tra le strade del rione De Gasperi, armato di pistola, presumibilmente affiancato da due persone che fungevano da guardaspalle, nella circostanza che ha portato al suo arresto, conferma il clima di palpabile tensione in cui cercano di sopravvivere i reduci del clan dei “pazzignani” per i quali la strada diventa ancora più ripida, all’indomani del trasferimento in carcere di “Giovannone”.