Alla vigilia del blitz che ha portato all’arresto di 15 persone ritenute contigue al clan Esposito-Marsicano operante nel quartiere napoletano di Pianura, Don Antonio Coluccia si è recato in via Evangelista Torricelli, insieme al suo inseparabile megafono per lanciare un messaggio di denuncia e speranza, alla luce dei recenti accadimenti che hanno riguardato il quartiere della periferia occidentale di Napoli, ma anche altre zone della città.
Proprio via Torricelli, due settimane fa, è stata teatro di alcune “stese”, a riprova della recrudescenza criminale che si registra tra le strade di Pianura. Il sacerdote salentino, da anni sotto scorta per l’incessante attività di contrasto alle mafie che seguita a condurre nei quartieri della capitale dove imperversa il traffico di stupefacenti, ha lanciato un monito perentorio agli esponenti della criminalità, condannando con fermezza la camorra e le sue logiche, ponendo l’accento sui recenti fatti di cronaca che hanno portato all’uccisione di diversi giovanissimi tra Napoli e provincia, facendo esplicito riferimento ai due ragazzi barbaramente assassinati a Pianura: Andrea Covelli e Gennaro Ramondino.
Proprio stamane, alla vigilia del blitz di Don Coluccia a Pianura, la polizia di Stato ha eseguito gli arresti giunti al culmine delle indagini volte a far luce proprio sull’omicidio del giovane Covelli, ucciso a luglio del 2022. Anche all’indomani dell’efferato delitto del 27 enne, torturato e ucciso, il cui cadavere fu ritrovato in contrada Pignatiello, il “prete anti-spaccio” si recò a Pianura per compiere un’incursione analoga a quella che durante la serata di domenica 24 novembre ha anticipato l’operazione odierna della Polizia di Stato.
In più frangenti, il messaggio di denuncia indirizzato alla camorra da parte del sacerdote salentino è stato rafforzato dal secco “bravo” urlato dai balconi da alcuni residenti in zona che hanno voluto esternare, senza remore, tutta la loro approvazione per la missione di Don Coluccia.
“Non ci possiamo solo commuovere, ma ci dobbiamo muovere”: ha ribadito il sacerdote mentre un gruppo di residenti in zona si è riversato in strada, al pari di alcuni ragazzini, e hanno atteso che terminasse il suo discorso per intrattenersi a chiacchierare con lui. Le giovani madri residenti in zona hanno esternato tutta la loro paura per le sorti dei loro figli, raccontando come si vive nei quartieri come Pianura, ricordando che l’emergenza sicurezza riguarda l’intero territorio, come dimostra la tragica morte di Francesco Pio Maimone, 18enne del posto, vittima innocente della criminalità, raggiunto da un proiettile vagante mentre trascorreva una serata in compagnia degli amici agli chalet di Mergellina.
Don Coluccia si è intrattenuto con i ragazzi e i bambini, richiamati dalle parole che ha scandito attraverso il suo inseparabile megafono e lo hanno invitato a seguirlo per mostragli quello che un tempo era il loro campo di calcio e che, invece, allo stato attuale rappresenta una delle tante opportunità negate ai figli delle periferie, costretti a contemplare l’ennesima struttura fatiscente fagocitata dal degrado e dall’incuria. Il sacerdote ha quindi sfoderato il pallone che porta sempre con sé e ha sfoggiato le sue doti calcistiche, catturando l’attenzione e l’ammirazione dei suoi nuovi, giovani amici che hanno iniziato a giocare con lui. In ricordo di quella serata, Don Coluccia ha donato quel pallone ai ragazzini, spiegando che era uno dei tanti che aveva donato ai ragazzi come loro, residenti nel quartiere romano di Tor Bella Monaca, come ricorda la frase “no alla droga, si alla vita”, con l’auspicio che anche i giovani si Pianura possano fare tesoro di quell’insegnamento.