E’ sicuramente il nome più clamoroso, tra quelli dei quattro soggetti arrestati arrestati, al culmine di un’indagine durata 14 anni e volta a far luce sull’omicidio del sindaco di Pollica Angelo Vassallo, quello del colonnello Fabio Cagnazzo, 54 anni il prossimo 27 novembre, proveniente da una famiglia devota all’arma dei carabinieri da tre generazioni. Maresciallo il nonno, generale in congedo il padre, un carabiniere che ha catturato 180 latitanti ed era capo dei Ros a Palermo quando venne arrestato Totò Riina.
Fabio Cagnazzo è accusato di aver coperto un traffico di droga in cambio di mazzette e di aver contribuito all’omicidio di Angelo Vassallo, sindaco di Pollica, assassinato la sera del 5 settembre del 2010. Inoltre, Cagnazzo si sarebbe impegnato, prima ancora che venisse compiuto l’omicidio, a depistare le indagini, come effettivamente sarebbe accaduto. E per questo motivo, le indagini volte a far luce sull’omicidio del primo cittadino del comune cilentano si sarebbero protratte per oltre 10 anni.
Le manette sono scattate per altre tre persone: l’imprenditore Giuseppe Cipriano, gestore del cinema di Acciaroli, l’ex brigadiere dei carabinieri Lazzaro Cioffi, fedelissimo di Cagnazzo e già condannato per vicende legato al traffico di droga nel Parco Verde di Caivano e Romolo Ridosso, esponente del clan Ridosso-Loreto.
Cresciuto ad Aversa, Cagnazzo ha frequentato la scuola militari della Nunziatella e l’Accademia di Modena. Il padre Domenico Cagnazzo ha arrestato Enzo Tortora, il noto presentatore televisivo, ingiustamente accusato da alcuni collaboratori di giustizia che lo descrissero agli inquirenti come un soggetto invischiato in traffici di droga, ma dopo un sofferto calvario, Tortora fu assolto da ogni accusa. Nel 1992 Cagnazzo fu nominato vicecomandante dei Ros di Palermo e partecipò attivamente a una delle operazioni di cattura più famose della storia italiana: l’operazione Iena che portò all’arresto di Totò Riina. Poco prima dell’omicidio Vassallo nell’estate 2010 viene trasferito da Castello di Cisterna a Foggia. Scrive il gip: «In quel periodo Cagnazzo attraversava un momento di particolare difficoltà professionale a causa di un’indagine condotta dalla Dda di Napoli e dal dottor Vittorio Pisani (oggi capo della polizia, ndr) per una presunta compromissione con gli scissionisti di Secondigliano originata dalle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia che ne determinava il trasferimento a Foggia».
All’indomani di quella vicenda, ben 26 pubblici ministeri della Dda di Napoli scrivono al procuratore Giandomenico Lepore per manifestare solidarietà all’ufficiale. Nell’estate del 2022, quando il nome di Cagnazzo fu iscritto nel registro degli indagati per l’omicidio Vassallo, tramite il suo legale il colonnello si difese con fermezza: «Accuse del tutto infondate e frutto di mere illazioni e suggestioni saranno finalmente e definitivamente chiarite. Tutto ciò ha irrimediabilmente minato la mia serenità familiare e la mia carriera. Ora potremo discutere di tutta la vicenda nelle sedi opportune».
Determinanti le dichiarazioni rese dal collaboratore di giustizia Romolo Ridosso: «Nel corso dell’interrogatorio dell’8 giugno 2022 Romolo Ridosso riferiva che Giuseppe Cipriano affidava l’organizzazione dell’omicidio del sindaco Vassallo a Lazzaro Cioffi e alla “sua squadra”, della quale faceva parte anche il colonnello Cagnazzo il quale, in particolare, avrebbe fornito copertura dopo il delitto». E il prezzo della collaborazione veniva regolato in denaro: «Giuseppe Cipriano è convinto e straconvinto che tutti i carabinieri che lui conosce, il maggiore Cagnazzo, Lazzaro Cioffi stavano dalla sua parte. Nel senso che lo coprivano e lo avrebbero coperto, che erano amici suoi». Alla domanda sul perché Cagnazzo copriva Cipriano, Ridosso spiega «perché si pigliava i soldi tramite Lazzaro. Cagnazzo era il primo personaggio, qualsiasi cosa si faceva si doveva riferire a Cagnazzo».
«Ci simm fatt pur o pescator», afferma Ridosso dice dopo l’omicidio.
Secondo il collaboratore di giustizia, Cagnazzo avrebbe appoggiato il pian omicida perché aveva paura di «perdere l’onore». Il traffico lo gestiva con gli imprenditori turistici Palladino, che gli avevano messo a disposizione un container sulla spiaggia. Per questo motivo ha manipolato le indagini fin da subito. A partire dalle immagini delle videocamere acquisite senza autorizzazione e ricostruite affinché potesse risultare che Bruno Umberto Damiani (il soggetto che Cagnazzo mirava a incastrare) quella sera, avesse inseguito Vassallo mentre si allontanava in auto dal porto di Acciaroli, a bordo della sua moto, con altri due soggetti che avrebbero ugualmente funto da “specchiettisti”. Senza tralasciare il mozzicone di sigaretta Lucky Strike trovata sul luogo del delitto sulla quale era comparso il genoma di Cagnazzo e che lui, invece, aveva cercato di attribuire a Damiani.