Si svolgerà domani mattina, martedì 5 novembre, l’udienza di convalida del fermo del minorenne accusato dell’omicidio di Santo Romano, il ragazzo di 19 anni deceduto a causa delle gravissime ferite riportate dopo essere stato raggiunto al petto da un colpo di arma da fuoco, in piazza Capasso a San Sebastiano al Vesuvio.
Il minorenne, difeso dall’avvocato Luca Raviele, ha ammesso di aver sparato, ma ha fornito una dinamica dei fatti diversa. Secondo il difensore dell’assassino reo confesso, la lite non sarebbe stata legata solamente ad una scarpa sporcata. Il 17enne accusato di omicidio avrebbe parlato “di una spallata” e di un’aggressione fisica contro di lui. Circostanza che che paventerebbe l’ipotesi della legittima difesa.
Secondo quanto riferito ai media dal legale del 17enne, il suo assistito avrebbe fatto riferimento a una discussione per futili motivi, non scaturita da una scarpa sporcata, ma da una spallata. Lo stesso riferisce che mentre stava andando via in macchina sarebbe stato inseguito da un gruppetto di 4-5 ragazzi, tra cui la vittima, che lo hanno aggredito fisicamente. Uno gli ha trattenuto un braccio, un altro gli ha dato uno schiaffo e un altro ancora gli ha mostrato un coltello. A quel punto – prosegue l’avvocato – lui ha tirato fuori la pistola dalla cintola dei pantaloni e ha sparato per difendersi e non con la volontà di uccidere”.
“Il mio assistito – spiega – è mingherlino e già dal volto si intuisce che è una persona con difficoltà, in ogni caso sembra una persona totalmente inoffensiva. Non è da escludere che sia stato in qualche modo bullizzato. A volte tra ragazzi succede quando vedono una persona in difficoltà, non vanno a pensare che ha con sé una pistola”.
Secondo quanto riferisce il legale difensore, il minorenne soffrirebbe di “problematiche serie certificate sia dall’Inps sia dal perito nominato d’ufficio”. Già due anni fa, in un altro procedimento penale per fatti più lievi, il 17enne sarebbe stato riconosciuto “non imputabile da una perizia fatta da una neuropsichiatra infantile su incarico del Tribunale dei minorenni”. “Non una perizia di parte – sottolinea l’avvocato – perché riconosciuto parzialmente incapace di intendere e di volere. Lui è già percettore di una sorta di pensione di invalidità per problemi psichiatrici”.
Durante l’udienza di convalida del fermo, l’avvocato annuncia che chiederà una perizia psichiatrica per accertare la sua capacità di intendere e di volere al momento del fatto e la capacità di stare in giudizio. “Se al momento del fatto non era capace di intendere e di volere non è imputabile, e non può essere condannato. – ha dichiarato l’avvocato – Potrebbe essere applicata solo una misura di sicurezza, se si ritiene non capace di stare in giudizio non si può fare un processo nei suoi riguardi”.