Non è tardata ad arrivare la replica del clan De Micco, organizzazione che detiene il controllo del quartiere Ponticelli, all’indomani del blitz che ha concorso a tradurre in carcere diversi, aggravando al contempo la posizione di quelli già detenuti.
I cosiddetti “bodo” non hanno perso tempo e hanno provveduto a marcare subito il territorio, inscenando una replica a tutto campo, a poche ore dal blitz, con il chiaro intento di dimostrare una supremazia totale e oggettiva, finalizzata ad eludere e schernire finanche l’operato delle forze dell’ordine e dei rappresentanti dello Stato e delle istituzioni.
Alla luce di una serie di frizioni interne al clan che hanno segnato il corso degli eventi nei giorni che hanno preceduto il blitz, i “bodo” hanno approfittato degli arresti che hanno ridisegnato gli equilibri criminali per ristabilire ruoli e gerarchie. Il cambiamento più clamoroso riguarda le figure al vertice del clan, per effetto del nuovo assetto che avrebbe sancito l’uscita di scena dell’affiliato che da ormai un anno affiancava nella reggenza del clan uno dei due fratelli De Micco rimasti a piede libero. Al suo posto sarebbe subentrato uno dei fedelissimi del clan, arrestato insieme ad altre figure apicali del clan nel 2018 e scarcerato di recente. Proprio il nuovo coreggente dei De Micco, nel corso della mattinata di ieri, sabato 5 ottobre, avrebbe provveduto ad ufficializzare il cambio al vertice del clan a tutti i soggetti a capo di business illeciti obbligati a versare una tangente all’organizzazione che detiene il controllo del territorio. Il nuovo ras gli avrebbe comunicato personalmente che, a partire da quel momento, è lui il nuovo capoclan e che pertanto sono tenuti a corrispondere a lui la percentuale sui proventi delle attività illecite, a partire da quel momento.
Non è da escludere, quindi, che il fragoroso spettacolo pirotecnico andato in scena nel cortile di casa De Micco fosse proprio destinato ad consacrare l’importante cambio al vertice del clan e “la promozione” del fedele gregario, annunciando al contempo il nuovo assetto della cosca, finalizzato a conferire maggiore stabilità all’organizzazione.
Non è un segreto che il soggetto che fino a poche ore fa ha condiviso il ruolo di leader del clan con uno dei fratelli De Micco, da qualche tempo era entrato in rotta di collisione con gli altri affiliati, complice il livore di denaro ampiamente manifestato compiendo una serie di estorsioni a tappeto e cercando di avanzare pretese anche sui business illeciti gestiti dagli altri gregari, come la recente disputa scoppiata per via di una serie di automobili rubate delle quali il ras intendeva appropriarsi per praticare il cosiddetto “cavallo di ritorno” e quindi incassare una somma di denaro, cercando di rivendere l’auto al legittimo proprietario, senza spartire il bottino con gli altri affiliati che si erano adoperati per rubare il veicolo. In questo frangente sarebbe maturato l’agguato che ha gravemente ferito Mario Liguori nel “parco di Topolino”, al pari di un violento litigio, scoppiato nei giorni precedenti all’agguato per ragioni analoghe con un altro fedelissimo dei De Micco, anch’egli residente nello stesso rione e tratto in arresto nell’ambito del recente blitz.
I dissidi tra l’ormai ex ras e gli altri gregari erano in corso già da tempo. Ad inasprire gli animi, anche il presunto furto denunciato dal ras e che avrebbe dichiarato che dei topi d’appartamento si erano introdotti nella sua abitazione pe trafugare un ricco bottino di svariate centinaia di migliaia di euro, frutto di proventi illeciti che avrebbe dovuto versare nelle casse del clan. Una giustificazione che ha suscitato vivo malcontento, soprattutto tra le figure di spicco del clan attualmente detenute e che non avrebbero bevuto la tesi del furto, ipotizzando che il ras possa aver simulato quella messinscena per giustificare l’ingente ammanco di denaro e tenere per sé il cospicuo bottino. Uno scenario che ha concorso ad incrinare i rapporti tra le parti, seppure in quel momento storico il clan non poteva permettersi di smuovere le acque, consapevole delle plurime insidie che aleggiavano sul quartiere, in primis, un possibile attacco da parte dei rivali. In seguito alla scarcerazione di alcuni affiliati della prima ora, però, la situazione è cambiata radicalmente fornendo ai De Micco una serie di pedine più affidabili sulle quali puntare. La significativa inversione di rotta si era già registrata contestualmente alla prima scarcerazione eccellente avvenuta alla vigilia dell’estate targata 2024, alla quale ha funto da eco quella più recente e che ha fornito ai De Micco l’assist definitivo per liberarsi di un reggente che ha sfruttato il nome del clan d’appartenenza principalmente per curare i propri interessi, a discapito di quelli della cosca, un fatto mal recepito dagli altri sodali che non hanno mai fatto nulla per celare la loro insofferenza.
Le crepe che rischiavano di minare la stabilità del clan a partire dall’interno, al pari del recente blitz, hanno accelerato il corso degli eventi spronando “i bodo” ad optare per un’eclatante cambio di rotta per la serie “la difesa migliore è l’attacco”: prima la ronda tra i soggetti da taglieggiare, ai quali il nuovo boss reggente del clan avrebbe provveduto personalmente a recapitare l’annuncio del cambio al vertice del clan, poi lo spettacolo pirotecnico che ha paralizzato il traffico nei pressi dell’abitazione della famiglia De Micco e che ha visto un corteo di affiliati in moto costringere gli automobilisti a fermarsi per manifestare rispetto e assoggettamento al clan egemone. Infine, i contenuti divulgati sui social dall’account ufficiale del clan e che ugualmente annunciano il ritorno in scena dei De Micco che appaiono tutt’altro che indeboliti e impensieriti dal recente blitz, manifestando la rabbiosa volontà di tornare a marcare la scena da leader, ancor più galvanizzati dal nuovo e ben più solido assetto al vertice del clan che vede uno dei fratelli De Micco “portare avanti il cognome”, come si dice in gergo, affiancato da un affiliato storico, fedele e servile e fortemente motivato a occupare un ruolo di spessore nel contesto malavitoso locale, dopo essersi lasciato alle spalle un lungo periodo di detenzione in carcere.