Lo scorso lunedì 30 settembre, all’indomani della giornata conclusiva della festa dei gigli di Barra, il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, sulle pagine de “Il Mattino”, l’ha definita “una festa della legalità”, spiegando di essere sceso personalmente in campo per tutelare l’evento “dagli interessi e pressioni della camorra”.
Tuttavia, quanto accaduto la sera precedente sbugiarda in pieno il primo cittadino di Napoli.
La camorra è infatti riuscita a mettere il cappello sullo storico appuntamento con una folkloristica tradizione secolare che in passato più volte è finita nel mirino degli inquirenti per episodi analoghi a quello andato in scena durante la serata di domenica 29 settembre, nel corso della giornata topica dei festeggiamenti, quella più importante e partecipata, ma soprattutto la più attesa.
Nell’occhio del ciclone, ancora una volta, la squadra del giglio “Insuperabile”, la più antica delle nove che hanno sfilato tra le strade del quartiere, ma anche la più chiacchierata per le commistioni tra folklore e camorra sbandierate in più occasioni. Una volta giunta in Piazza Vincenzo De Franchis, nel cuore di Barra, “la paranza” ha rivolto il grosso obelisco in legno verso un edificio e ha reso omaggio al ras della zona, consacrando la nascita di una nuova alleanza tra i clan dell’ala orientale di Napoli. Un patto camorristico tutt’altro che irrilevante: in quel palazzo abita Francesco Giordano, nipote del boss Ciro Celeste detto ‘o dolce, storico luogotenente della fazione scissionista degli Aprea.
Sul giglio, accanto ai musicisti, spicca invece la presenza di uno dei giovani rampolli del clan Aprea, radicato da decenni a Barra. Appena giunti sotto casa del nuovo alleato, il giovane Aprea ha stappato una bottiglia di champagne, mentre un nutrito gruppo di affiliati ha inscenato un lungo spettacolo pirotecnico dal tetto dell’edificio dal quale lo stesso Giordano si è goduto la scena, in compagnia di alcuni giovani legati ai De Micco di Ponticelli. Un battesimo d’onore consacrato dalla voce del neomelodico Anthony Ilardo che ha intonato il brano “Duje frate”, il cui testo racconta proprio la storia di due boss, cresciuti come due fratelli, nel rispetto delle stesse regole camorristiche. La presenza del cantante assume una valenza simbolica cruciale e assai suggestiva: Ilardo è infatti imparentato con i D’Amico di San Giovanni a Teduccio, costola dei Mazzarella, in affari con gli Aprea di Barra e i De Micco di Ponticelli, ovvero, le due compagini intente a festeggiare il consolidamento di quell’equilibrio criminale all’ombra del Vesuvio.
Un’alleanza clamorosa, se si considera che Ciro Celeste detto ‘o dolce e Raffaele Guarino si dissociarono dagli Aprea nel 2005, fondando la fazione scissionista che diede il via a una sanguinaria faida di camorra che provocò decine di morti. Diciannove anni dopo, il nipote di ‘o dolce entra in affari con le giovani leve del clan Aprea, annunciando di fatto la nascita di una nuova era camorristica. Una notizia festeggiata in pompa magna, sotto gli occhi di una gremita folla di fan della “paranza Insuperabile” letteralmente in delirio e minuziosamente documentata sui social network.
Il giglio rappresenta «molto più di una vittoria in battaglia e dell’annientamento fisico di un rivale. È il segno del comando e favorisce la prosecuzione e le gravissime potenzialità offensive dei reati camorristici», ha scritto il gip Antonella Terzi nel decreto di sequestro che nel 2012 portò alla distruzione dell’obelisco in legno realizzato proprio dalla paranza “Insuperabile”, per via dei reiterati tributi rivolti ai boss del clan Cuccaro-Aprea. Nel 2011, il giglio “Insuperabile” rese omaggio all’alleato più importante del clan: Andrea Andolfi, confinato in casa sotto regime di sorveglianza speciale. In quella circostanza, i boss giunsero a ridosso del giglio a bordo di una Rolls Royce bianca, sotto una pioggia di coriandoli lanciati dai balconi, mentre palloncini rossi e blu – i colori della squadra “Insuperabile” – furono lasciati volare verso il cielo. Davanti al “giglio dell’Insuperabile” il bacio sulla bocca tra i due boss ufficializzò la nascita della nuova alleanza. Nel 2007 la ‘paranza Insuperabile’, salutò sulle note del “Padrino” di Nino Rota il boss che arrivò a bordo di una fiammante Ferrari F430. Un’auto, che, secondo un collaboratore di giustizia, era stata data in prestito dal clan del Casalesi: «Massimo Russo di Casale ci inviò la sua Ferrari, perché Gaetano Cervone doveva fare il ‘padrino’ del Giglio», ha riferito Giuseppe Manco al pm Vincenzo D’Onofrio.
Una storia riproposta in chiave moderna nel corso della festa dei gigli targata 2024, utilizzando un linguaggio simbolico ugualmente efficace: dal fragoroso spettacolo pirotecnico alle stories di Instagram e i video su TikTok che risucchiano nell’occhio del ciclone, per l’ennesima volta, la paranza più fedele al clan e alla tradizione.