Le persone con una grave disabilità, riconosciuta secondo i criteri della Legge 104, possono usufruire di numerose agevolazioni, tra i quali benefici economici, come le indennità erogate dall’INPS, oltre ad esenzioni e riduzioni fiscali. Altri vantaggi includono sconti su certi acquisti o indennità di accompagnamento.
Tuttavia, molti benefici sono riservati solo a coloro che sono affetti da un’invalidità grave. Ad esempio, l’indennità di accompagnamento è destinata solo a coloro che presentano condizioni di salute molto compromesse.
Non è necessario essere affetti da una grave invalidità per accedere a tutte le agevolazioni. Infatti, in alcuni casi, l’accesso ai benefici previsti dalla Legge 104 non presuppone il riconoscimento di una disabilità grave.
In primo luogo, esistono diverse opportunità di pensionamento anticipato per soggetti affetti da invalidità, anche a partire da una percentuale del 74%. Con tale livello di invalidità, che non è esattamente considerata grave, si può accedere ad almeno tre opzioni pensionistiche, ovvero:
- Ape sociale;
- Quota 41 per i lavoratori precoci;
- Opzione donna.
Pertanto, gli invalidi civili, a cui la commissione medica delle ASL ha riconosciuto un’invalidità del 74% o superiore, possono andare in pensione con un certo anticipo. Per esempio, chi ha accumulato 41 anni di contributi può usufruire della Quota 41 per lavoratori precoci, a condizione che almeno 35 anni siano di contributi effettivi e che un anno di contribuzione sia precedente al compimento del 19° anno di età.
Per quanto riguarda l’Ape sociale e l’Opzione donna, l’età e i contributi richiesti variano. Per l’Ape sociale, sono necessari almeno 63 anni e 5 mesi di età e 30 anni di contributi, sempre con una percentuale di invalidità del 74%. L’Opzione donna, riservata alle lavoratrici, richiede il 74% di invalidità e una combinazione di età e figli: 59 anni per chi ha più figli, 60 anni per chi ha un solo figlio e 61 anni per chi non ne ha, con almeno 35 anni di contributi. Tuttavia, i requisiti di età e contribuzione devono essere soddisfatti entro l’anno precedente la richiesta di pensionamento.
Inoltre, in caso di un’invalidità dell’80%, è possibile andare in pensione a 56 anni per le donne e a 61 anni per gli uomini, ma l’invalidità deve essere legata alla specifica attività lavorativa svolta e non di tipo civile. In questa ipotesi, sono sufficienti 20 anni di contributi.
Oltre alla pensione anticipata, le persone con disabilità possono beneficiare dell’Assegno di Inclusione, un vero e proprio sussidio economico. Per accedere a questo assegno è sufficiente avere un’invalidità civile pari almeno al 67%. L’Assegno di Inclusione è destinato anche a chi ha una disabilità inferiore al 67%. In particolare, chi ha un’invalidità compresa tra il 46% e il 66% può ottenere comunque il beneficio, a condizione di essere preso in carico dai servizi sociali comunali.
Ma cosa significa essere presi in carico dai servizi sociali? Le persone tra i 18 e i 60 anni con almeno il 67% di invalidità possono richiedere l’Assegno di Inclusione. Tuttavia, chi ha un’invalidità inferiore a tale soglia e compresa tra il 46 e il 66%, può accedere al sussidio solo se i servizi sociali del Comune di residenza segnalano all’INPS che, nonostante la disabilità non raggiunga il livello minimo richiesto, l’individuo non è in grado di lavorare a causa delle sue patologie.
Tale soggetto, tuttavia, non può usufruire dell’altro sussidio previsto, ovvero il Supporto Formazione e Lavoro, destinato a chi è considerato idoneo al lavoro e ha un’età compresa tra i 18 e i 59 anni.